La vetroresina è considerata un rifiuto speciale. Incentivare l’industria di settore a puntare su materiali di più facile smaltimento e creare sgravi fiscali per chi produce e acquista barche ecosostenibili può essere una soluzione. Come avviene per le auto.
La vetroresina è un materiale fantastico che ha rivoluzionato la produzione nautica. È un composito, formato da fibra di vetro e resina, che possiede notevoli caratteristiche meccaniche, tra cui un’ottima resistenza, elasticità e leggerezza che lo rendono un materiale perfetto per costruire scafi e infatti per oltre 50 anni non è stato utilizzato altro. La vetroresina però ha un problema: è un rifiuto speciale da sottoporre obbligatoriamente a un costoso processo di smaltimento.
In effetti ce ne siamo resi conto solo da qualche anno. All’epoca della prima produzione industriale di barche si pensava a costruire, non si parlava ancora di ecologia e forse non ce n’era neanche il bisogno, visto che le imbarcazioni erano tutto sommato poche.
Costruire, produrre, pensare solo al profitto
Nei primi decenni del secolo scorso la produzione di barche per il diporto nautico era infatti un’attività ancora di tipo artigianale che utilizzava quasi esclusivamente il legno. Poi verso gli Anni 50 apparve la vetroresina e questo innovativo materiale rappresentò il trampolino di lancio per il diporto che crebbe sia come fatturato che come numero di addetti raggiungendo livelli di produzione industriale.
Per i cantieri produrre scafi in vetroresina risultava molto semplice e anche conveniente dal momento che, una volta trovati gli stampi, per realizzare una barca bastava personale poco qualificato. Presto scomparvero infatti quasi del tutto le figure professionali legate alla lavorazione degli altri materiali, quali la lega leggera, il legno e l’acciaio.
Oggi sono migliaia le barche da rottamare
In quegli anni si pensava solo al profitto, ad attrarre nuovi utenti nella nautica da diporto e non si pensava al problema di come smaltire la vetroresina. Una situazione questa sottovalutata dai produttori di barche che per 50 anni hanno immesso nel mercato migliaia di tonnellate di questo rifiuto speciale. Così oggi ci troviamo di fronte a un problema serio: cosa fare delle migliaia di imbarcazioni da rottamare? Solo per dare qualche numero sono oltre 6 milioni le imbarcazioni di vetroresina presenti in Europa, di cui il 20 per cento ha oltre 40 anni d’età. A queste si aggiungono gli stampi in vetroresina che i cantieri produttori devono rottamare quando non più utilizzabili. Bisogna considerare che il peso medio di vetroresina impiegato in un’imbarcazione è di circa 1,37 tonnellate per unità.
Smaltimento difficile, costoso e poco “green”
Oggi smaltire un’imbarcazione è difficile e costa circa 16.000 euro per un’unità di 15 metri. Per questo motivo non è raro vedere imbarcazioni abbandonate nei porti, lungo i fiumi, nei campi o addirittura affondate intenzionalmente. Malgrado sistemi già impiegati in Nord Europa ad oggi inoltre non esiste un metodo che garantisca al 100 per cento uno smaltimento ecocompatibile degli scafi. Da qualche anno sono nate aziende specializzate nella rottamazione delle barche arrivate alla fine del loro ciclo di vita. La procedura inizia con il disassemblaggio dell’unità, fino al più piccolo componente; a questo punto tutto ciò che è riciclabile (circa il 10%) viene inviato agli appositi centri. Quello che resta, tra cui lo scafo intero e le vele (sepresenti) non può che essere mandato in discarica o, nel migliore dei casi, agli inceneritori.
L’unico processo di trattamento degli scafi in vetroresina attualmente disponibile è la demolizione termica non ossidativa (pirolisi), attraverso la quale si ottiene Syngas e residuo solido (fibre). Questa tecnica prevede però l’impiego di ingenti quantità di energia termica per raggiungere le temperature necessarie (400 – 800°C).
Soluzione: nuove barche ecosostenibili con incentivi
Ma cosa dice la legge sullo smaltimento delle barche in vetroresina? La Direttiva Europea 2008/98/CE stabilisce che la responsabilità dello smaltimento della barca non è dell’armatore bensì del cantiere che l’ha costruita e sul quale devono gravarne i costi (che si ripercuotono ovviamente sui prezzi d’acquisto). Come risolvere allora il problema dello smaltimento? Intanto si può cercare di allungare il più possibile la vita di una barca, ricorrendo più spesso al refitting piuttosto che acquistarne una nuova. I cantieri possono inoltre produrre imbarcazioni sempre più ecosostenibili, utilizzando materiali riciclabili o comunque smaltibili senza arrecare danni all’ambiente.
Impariamo a riciclare la vetroresina
Sarebbe opportuno anche imparare a riciclare o riutilizzare la vetroresina e gli altri compositi attualmente in uso. Da anni in altri comparti produttivi il concetto di riciclabilità è pratica comune: oggi un’auto è riciclabile al 90 per cento, mentre una barca in vetroresina non oltre il 30 per cento. Si possono riciclare gli interni, i motori, le attrezzature, gli impianti, ma non lo scafo. Alcuni metodi oggi allo studio si propongono di polverizzare gli scafi e usare il prodotto di combustione per fare cemento o altri materiali di costruzione. Altri progetti puntano sul recupero delle fibre di valore (come il carbonio) mediante tecniche che sciolgono la matrice.
Sarebbe giusto premiare la produzione di unità se prodotte con materiali riciclabili abbattendo solo alcuni oneri fiscali e tributari oggi esistenti in funzione direttamente proporzionale alla percentuale di riciclabilità di tutti i materiali utilizzati sia per lo scafo sia per il suo allestimento. Maggiore fosse la riciclabilità complessiva dell’imbarcazione minore sarebbe l’incidenza di detti oneri sul valore della barca fino ad azzerarsi del tutto. Inoltre potrebbero crearsi degli incentivi per coloro che acquistano nuove imbarcazioni riciclabili.
Il problema della vetroresina da smaltire è di tutti noi. Se dobbiamo rottamare la nostra imbarcazione non si può semplicemente affondarla o abbandonarla in un campo. Anche quando acquistiamo una nuova barca possiamo fare la differenza, scegliendo una barca costruita con un occhio di attenzione all’ambiente.
Buongiorno vi scrivo dalla Sardegna con la mia azienda mi occupo di ritiro rifiuti liquidi , ho ricevuto qualche richiesta da clienti che non riescono a smaltire la vetroresina , e vivendo a circa 15 km da un porto e da qualche cantiere nautico ho pensato di documentarmi e sono arrivato al vostro blog, vorrei chiedervi se sapreste indicarmi qualche aziende che si occupa del riciclaggio della vetroresina , non esiste nella nostra zona questo tipo di servizio e non trovo niente neanche in sardegna .
Abbiamo un po’ di scafi in vetroresina da smaltire.
Smaltire le barche in vetroresina un gravoso problema? Basta dargli fuoco et voilà, resta solo innocua cenere!
Qui a Venezia ogni tanto qualche imbarcazione prende fuoco accidentalmente! In realtà sono quasi tutte vendette o faide di vario genere, per questo motivo prendono fuoco in quasi tutti casi! Ci sono però dei casi dove alcuni natanti dismessi in vetroresina sono stati incendiati volontariamente dai loro proprietari perché non possono rottamarli o smaltirli in maniera legale! Gli spazzini ex comunali locali che sono una via di mezzo tra ditta privata e una comunale non vogliono prendersi l’onere ufficialmente né di riciclare la vetroresina delle imbarcazioni né di altre fonti né di smaltirla tramite l’inceneritore di Fusina (Porto Marghera), né di cedere la eventuale vetroresina e anche plastica raccolta anche a pagamento a chi la vuole usare al posto del Carbone (tornato di moda) per produrre energia elettrica! L’Italia è proprio un paese di ignoranti, fuori di testa, pazzoidi, spreconi e ladri (quelli della Casta privilegiata, i nostri Politici Parassiti, scafisti, schiavisti, ladri e incapaci per intendersi)!
Se i Politici italiani onorevoli ladri e incapaci non vogliono riciclare le immondizie prodotte in Italia né vogliono venderle ad altri paesi né vogliono produrre a sbafo energia elettrica a basso costo a gratis è logico che i privati cittadini smaltiscano con il Fai da Te in maniera qualche volta non idonea eventuali rifiuti che oggi vengono considerati speciali e inquinanti! Mettetevi nei panni di colui (un povero disgraziato di cittadino italiano pensionato o un lavoratore che si è ritrovato disoccupato senza speranza è senza un sussidio minimo di disoccupazione) che non può più mantenere un motoscafo anche perché ormai con tutte le tasse esose che si pagano in Italia è impossibile aver qualche soldo da parte! Dilemma? O mangi o mantieni una piccola barca che la usi 10 volte al “anno! Che fai? La elimini la barca! La barca è vecchia ed è in vetroresina da restaurare (ti costa come nuova fare un restauro ) nessuno te la compra !
Non puoi abbandonarla da qualche parte nella laguna poiché teoricamente potresti essere multato in maniera salata ( non succede MAI però se sei sfortunato e ti beccano ti fanno piangere)! Allora chiami i spazzini loro però non vogliono trattare la vetroresina come rifiuto!
Idea mi rivolgo a qualche cantiere navale per la rottamazione vogliono rimetterla a nuovo gliela regalo! Ricevo un altro NO!Che faccio? La affondo da qualche parte con il rischio magari di venir denunciato e multato se risalgono al proprietario? Non ho mai avuto barche però se avessi abbandonato in giro tutte le mie auto da rottamare sicuramente è certamente sarebbero risaliti a me tramite i numeri di telaio e starei ancora piangendo per le salate multe e denunce penali! Presumo che anche le imbarcazioni specialmente quelle in vetroresina abbiano dei numeri di telaio da qualche parte e che si possa risalire al proprietario e farlo piangere se abbandona in giro il suo natante spazzatura! Per eliminare la mia ipotetica e teorica imbarcazione di vetroresina procederei ad incendiarla oppure sarei costretto a farla ben bene a piccoli pezzi e buttare i piccoli sacchi di vetroresina nel bidone delle immondizie! Dovrei fare la stessa procedura che ho fatto per eliminare un piccolo rotolo di vetroresina ondulata verde ( vecchia sporca e marcia ) che qualche stronzo ha abbandonato nel giardino condominiale! Abbiamo preso il rotolo di vetroresina e lo abbiamo messo vicino ai cassonetti è rimasto li per oltre 2 mesi poiché gli spazzini hanno l’ordine di non prelevare le immondizie di vetroresina! Quel rotolo di vetroresina passeggiava (da solo) attorno ai cassonetti ed era una attrattiva o esca per altre immondizie clandestine immigrate straniere morale della favola per colpa di quel rotolo di vetroresina c ” erano due posti auto in meno e tante immondizie criminali clandestine straniere (era diventata una piccola discarica)! Dopo che con la mia auto ho dovuto togliere le immondizie per poter andar via mi sono rotto le scatole della discarica clandestina o profuga straniera dir si voglia ( sono ironico ) perciò ho deciso di intervenire nottetempo! Tutte le immondizie clandestine straniere (provenienti da altri comuni ) le ho buttate tutte in vari cassoni da quello del riciclaggio carta a quello del riciclaggio vetro e metalli oppure nel bidone delle immondizie riempendoli tutti! Per mia fortuna sono pure passati tre camion due delle ditte private di riciclaggio carta e metalli vetro e il camion delle immondizie non riciclabili! Avendo tutti i cassonetti belli vuoti con la seconda mia incursione notturna ho eliminato quello che restava della discarica abusiva extracomunitaria davanti al mio condominio però avevo un problema il rotolo di vetroresina non riuscivo a ficcarlo dentro da nessuna parte perciò lo ho messo nel mio garage in maniera da evitare che fosse un potente magnete per altre immondizie poi ho pulito ben bene attorno ai cassonetti inoltre poi il giorno dopo mi sono messo a fare la guardia di frontiera anti-criminali clandestini stranieri spazzatura! Ho fatto perdere l’abitudine ad alcuni stronzi e stronze provenienti da altri comuni di portarmi le loro immondizie locali sotto casa mia! Persino un immigrato Filippino regolare vicino di casa che aveva intuito ciò che facevo si è offerto volontario a darmi una mano per scacciare gli intrusi sporcaccioni! Eliminata la discarica clandestina extra comunale però mi restava sul groppone quel cavolo di rotolo di vetroresina usando la diplomazia ho tentato di convincere gli spazzini a portarselo via! Niente da fare! Allora ho proceduto al smantellamento fai da te ho fatto a piccoli pezzi il rotolo di vetroresina ho riempito 24 sacchi di immondizie quelli piccoli e usando la mia chiave elettronica personale li ho buttati nel bidone della raccolta indifferenziata!
P.S.
Se avessi voluto comportami da italiano pidiessino criminale ed incivile avrei preso il rotolo di vetroresina e lo avrei portato nottetempo più o meno nel comune da dove era partito e lo abbandonavo su un fosso o sul ciglio della strada!
Alcuni piccoli comuni fanno una raccolta differenziata ferrea alla tedesca perciò premiamo i loro cittadini facendogli pagare una tassa rifiuti molto bassa però se sgarri ti multano in maniera salata!
Perciò molti cittadini che abitano in questi piccoli comuni e che hanno un lavoro nel comune di Venezia ci portano le loro immondizie e le abbandonano qua è la anche perché sanno che non ci sono né controlli né multe!
Come al solito l’intelligenza umana si ferma dove vuole. Prima si fanno enormi danni e poi ci si chiede come fare a metterci una pezza. Non esiste attività o mezzo ad impatto nullo, e ricordate che in nome dell’ecologia si stanno facendo ancora più cazzate che nel passato.
Ma fatele in legno ste barche e ripiantate alberi, quelle più grosse in alluminio e/o ferro, come si è sempre fatto.
Meditate gente meditate
In Friuli Venezia Giulia c’è una ditta che ha brevettato un sistema per riciclare la VTR: GessRecycling
Grazie della segnalazione.