Soccorso in mare in acque greche: da oggi si paga

A parte poche eccezioni, il soccorso in mare ovunque nel mondo è gratuito. A differenza del soccorso alpino che in molti paesi è soggetto a un vero e proprio tariffario e assicurazioni specifiche. In Grecia però le cose cominciano ad andare diversamente…

La prossima volta che programmate una crociera in barca in acque greche navigate con prudenza perché nel caso in cui vi capitasse la necessità di essere recuperati in mare in un’operazione di soccorso, una volta a terra potrebbe arrivarvi un conto piuttosto salato. Lo scorso mese di gennaio infatti la Guardia Costiera greca ha annunciato che verranno eseguite multe ai diportisti per i soccorsi in mare se gli stessi decideranno di mettersi in mare nonostante gli avvisi di maltempo e le allerte meteo.

Le autorità greche hanno deciso di dare esecuzione a una vecchia legge dell’ordinamento nazionale in base alla quale le persone che utilizzano natanti o imbarcazioni da diporto in mare e che non tengono conto di gravi allerte meteorologiche e quindi attivano operazioni di ricerca e salvataggio saranno responsabili per i costi sostenuti dagli uomini del salvataggio. Insomma la Guardia Costiera ellenica si è stufata di salvare diportisti senza scrupoli, competenze e un minimo di buon senso. La decisione di applicare le multe è avvenuta dopo una serie di incidenti in cui i mezzi navali della Guardia Costiera, gli elicotteri e le navi della Marina greca sono stati utilizzati per salvare persone che erano uscite in mare per divertimento nonostante i venti molto forti, il mare mosso e soprattutto dopo giorni di allerta meteo.

Troppi soccorsi costosi per salvare diportisti incauti

La prima operazione di salvataggio a fine dicembre era stata predisposta per un windsurfista di 52 anni che era andato alla deriva durante una tempesta con venti che soffiavano a oltre 70 chilometri all’ora. A distanza di pochi giorni, il 6 gennaio, un elicottero della Marina era stato costretto a decollare sempre in condizioni di burrasca con venti a 100 chilometri all’ora per cercare un 35enne che era uscito a bordo di una tavola da Stand Up Paddle lungo la costa orientale di Atene. Entrambi gli uomini era stati salvati con successo. Altri incidenti simili nei mesi precedenti, compresa la stagione estiva, si erano verificati con persone disperse in mare a bordo di kayak, natanti e barche a vela.

Nel dare l’annuncio del nuovo giro di vite sul soccorso in mare ad opera di diportisti incauti la Guardia Costiera greca ha osservato che le operazioni di ricerca e salvataggio mettono a rischio la vita dei soccorritori. Costi e multe verranno determinati caso per caso in base alle risorse utilizzate, ma sicuramente saranno piuttosto salati se si mettono in conto l’uso dell’elicottero e degli altri mezzi navali, oltre a una cifra forfettaria per ogni persona impiegata.

Il problema è sottovalutare le condizioni meteo

In Grecia quindi chi pecca di superficialità e viene soccorso, verrà incriminato e sottoposto a giudizio penale. Un giudizio che terminerà sempre con un’ammenda, alla quale bisogna poi aggiungere anche le spese dell’avvocato che deve difendere lo skipper in tribunale. Insomma una cosa seria. Il fatto è che i velisti, ma anche i windsurfisti e i kiter vanno in Grecia proprio  a caccia di vento. Chi naviga tra le isole dell’Egeo sa che una previsione di forza 7 o forza 8, è molto comune. Ma il Meltemi è un vento che genera onde ordinate e mai particolarmente alte, quindi tutti escono in mare anche con 35 nodi di vento.

In mare prevale l’etica del soccorso

Il ragionamento della Guardia Costiera in teoria può essere anche giusto, ma la notizia della nuova formula di soccorso in mare a pagamento sta generando polemiche da parte del popolo del mare. Ad oggi in tutto il mondo infatti, Italia compresa, chi viene soccorso in mare dagli uomini della Guardia Costiera non è soggetto ad alcuna multa. Al massimo deve pagarsi le cure mediche in quei paesi dove l’assistenza sanitaria non è gratuita. Viene però punito l’uso improprio dell’Epirb, un dispositivo di emergenza molto potente e in grado di allertare in breve tempo uomini e mezzi di corpi militari e civili con ingente impegno di tempo e risorse. Un falso allarme per uso indebito di questo apparato in Italia per esempio è punito ai sensi dell’articolo 217 del DL 259/03 con l’arresto fino a 6 mesi o con un’ammenda fino a 670 euro. Inoltre si è passibili di contestazione del reato di procurato allarme.

Negli Stati Uniti il soccorso in mare è esente da spese per il malcapitato, ma in caso di incidenti procurati per negligenza il soggetto può essere perseguito dalle forze dell’ordine e dagli organi giudiziari. A parte questi casi tuttavia il soccorso in mare è ancora per la maggior parte gratuito. C’è tuttavia chi ritiene sbagliata questa filosofia e invoca l’applicazione anche in mare del regolamento restrittivo sul soccorso applicato per esempio in montagna.

In montagna il soccorso si paga e anche caro

Anche tra chi frequenta vette e piste da sci quello del soccorso a pagamento è un vecchio dibattito pieno di polemiche che si rinnova a ogni incidente e che implica ragioni etiche e costi sociali per la comunità. In questo caso però dopo molti anni ha prevalso la filosofia di far pagare delle spese agli escursionisti che mettono in pericolo sé stessi e i soccorritori per inesperienza, negligenza e disattenzione. Vale un po’ in tutto il mondo, compresa l’Italia dove da qualche anno in almeno 6 regioni il soccorso alpino e le prestazioni di primo soccorso sono soggette a un vero e proprio tariffario (Abruzzo, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Veneto). Una misura di deterrenza per scoraggiare sprovveduti avventurieri o quelli che fanno decollare gli elicotteri senza una effettiva urgenza. Ma è anche una questione di taglio e razionalizzazione dei costi, visto che il servizio viene pagato da noi contribuenti.

Tanto per fare un esempio, il ticket da soccorso alpino in Veneto va da un minino di 25 euro per un ferito grave a un massimo di 750 euro per ferito lieve o persona illesa. In Valle d’Aosta il soccorso è gratuito in caso di emergenza, ma si spendono anche 800 euro per un intervento inappropriato con l’elicottero. In Piemonte è stato fissato un diritto fisso di chiamata per ciascuna squadra di 120 euro. E per ogni ora aggiuntiva di operazioni oltre la prima, si spendono 50 euro. E questo vale per tutti, residenti o non residenti. È per questo che molti alpinisti per non correre il rischio di trovarsi sani e salvi a casa, ma con un ticket esorbitante da pagare, stipulano apposite polizza di assicurazione che coprono anche le spese di soccorso.

Insomma i montanari non vanno tanto per il sottile e sono più autoritari dei marinai. Almeno fino a ora. E se in futuro la legge del soccorso greco diventasse un modello anche in mare?

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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