Passare la dogana in barca: ecco come limitare lo stress

Chi viaggia per il mondo in barca si trova spesso a sbrigare pratiche doganali e di immigrazione per passare da un paese all’altro. Ecco come funziona e alcuni consigli per limitare lo stress e eventuali inconvenienti.

Attraversare i confini statali e passare da un paese all’altro è parte integrante dell’esperienza di chi gira il mondo in barca. Tuttavia passare attraverso le formalità doganali e di immigrazione a volte può rivelarsi un momento piuttosto lungo e stressante per un equipaggio. Come avviene per altre circostanze di viaggio, anche in questo caso una buona preparazione è la chiave del successo. Occorre studiare, documentarsi, conoscere le regole e fare tutto con largo anticipo.

Il sito Noonsite del giornalista e navigatore Jimmy Cornell a questo proposito è un’ottima piattaforma on line per iniziare a trovare questo tipo di notizie sui paesi che si intendono visitare, comprese le procedure e i requisiti richiesti dagli uffici della dogana, dell’immigrazione e di altre autorità. Sulle pagine del sito tutto viene regolarmente aggiornato e quasi sempre si rimanda ai siti web ufficiali di queste istituzioni.

Prepararsi con molto anticipo

È una buona idea iniziare a pianificare la propria rotta e quindi i passaggi dei vari confini con diversi mesi di anticipo poiché ottenere i visti per alcuni paesi può richiedere molte settimane. Se per esempio dalla Polinesia si vogliono raggiungere le isole Hawaii, negli Stati Uniti, bisogna richiedere un visto B1/B2, il che comporta una visita in un’ambasciata degli Stati Uniti per un colloquio e per il rilevamento delle impronte digitali. Peccato che l’ambasciata americana più vicina si trova ad Auckland, in Nuova Zelanda.

Oltre al possesso del visto per l’ingresso nazionale molti paesi richiedono una notifica via e-mail almeno 48 ore prima dell’arrivo sulle loro coste, ma per alcuni stati, tra cui Australia e Nuova Zelanda, questi tempi raddoppiano. Tuttavia il processo di solito può essere effettuato può essere effettuato comodamente online alcuni giorni o settimane prima della data di arrivo previsto e le autorità sono piuttosto flessibili se la data cambia. All’arrivo è spesso richiesta una visita all’imbarcazione da parte di ufficiali doganali, di immigrazione e di quarantena, ma tali operazioni di solito vengono eseguite abbastanza rapidamente e senza intoppi.

Pacifico e Caraibi, pratiche diverse

Molte nazioni delle isole del Pacifico nel tempo hanno adottato lo stesso procedimento doganale per i diportisti previsto dalla Nuova Zelanda e i loro dipartimenti doganali e di immigrazione usano forme e regole molto simili. Nelle Isole Cook e Samoa invece richiedono di compilare un modulo, scansionarlo e inviarlo a un indirizzo e-mail prima dell’arrivo. La mail tuttavia rimbalza quasi sempre e non viene inviata alcuna risposta. All’arrivo l’intero modulo deve essere compilato di nuovo e le procedure dipendono in gran parte dall’umore dell’ufficiale addetto con cui si ha a che fare.

Molte delle destinazioni di crociera più idilliache per chi viaggia in barca sono gli arcipelaghi. In molti casi, come l’Indonesia o la Polinesia francese, questi sono governati da una singola nazione, quindi, una volta espletate le formalità nel porto di entrata, non sono richiesti ulteriori documenti o obblighi di comunicazione. I Caraibi invece sono diversi in quanto le 7.000 isole che li compongono sono governate da ben 17 paesi diversi. Quando le potenze coloniali (Regno Unito, Francia, Paesi Bassi) diedero alle isole l’indipendenza, gli passarono anche i loro pesanti sistemi burocratici.

Norme restrittive per combattere il contrabbando

Oggi gli uffici della dogana e dell’immigrazione nei Caraibi mantengono un retaggio di questa eredità coloniale. Il contrabbando di droga, alcolici e sigarette costituisce ancora un grosso problema per le isole dei Caraibi. Gli yacht privati svolgono un ruolo importante nel traffico di droga e sono uno dei vettori più comuni dal Sud America verso l’Europa e gli Stati Uniti.

Per aiutare a combattere il problema, il Caribbean Customs and Law Enforcement Council (CCLEC) ha sviluppato il (RCS), un sistema basato sul web che acquisisce le informazioni di autorizzazione e consente all’ente di tracciare le piccole imbarcazioni che viaggiano attraverso la regione. Precedentemente il personale doganale inseriva i dati dei diportisti manualmente per cui servivano documenti di sdoganamento scritti a mano, ma nel 2012 il CCLEC ha lanciato un sistema di notifica online prima dell’arrivo che si chiama SailClear, progettato per migliorare le procedure di sdoganamento delle imbarcazioni da diporto e per facilitare il trasferimento di informazioni doganali al Regional Clearance System.

Documenti cartacei e redatti a mano

C’è da dire tuttavia che non tutte le barche dispongono di Internet a bordo oppure hanno stampanti e scanner. Inoltre mentre alcune delle isole più grandi, come Antigua, hanno computer nei loro uffici per completare il processo di sdoganamento online, molte delle isole minori non possono permettersi l’hardware e il software per eseguire il sistema SailClear. Il risultato è che molte isole dei Caraibi utilizzano ancora il vecchio sistema basato su carta scritto a mano. Individuare gli uffici doganali e di immigrazione è spesso la parte più impegnativa di chi vuole eseguire le pratiche. A Bonaire per esempio le due autorità si trovano entrambi in un edificio, ma a Curaçao gli uffici si trovano in due posti separati e molto distanti l’uno dall’altro. Ad Aruba i funzionari delle dogane e dell’immigrazione visitano le barche in arrivo al molo delle navi da crociera che non è predisposto per gli yacht e le grandi gomme di gomma profondi segni neri sullo scafo.

Il sistema doganale e di immigrazione in Repubblica Dominica è noto per la sua informalità. Gli ufficiali doganali e di immigrazione per esempio nei giorni festivi e la domenica si sistemano in un condominio a circa 100 metri dagli uffici. Senza uniforme e circondati da pile di cartelle di documenti e membri delle loro famiglie, ricevono skipper ed elaborano documenti con copie su carta carbone.

La scorciatoia burocratica: i rally oceanici

Partecipare a un rally oceanico è spesso visto dai diportisti come una soluzione conveniente per evitare le seccature e le frustrazioni delle procedure doganali e di immigrazione. Può essere utile in posti difficili, come per esempio l’Egitto, paese da sempre molto corrotto in cui in genere si deve passare da un agente per gestire le formalità doganali e di immigrazione. Stessa cosa accade nello Yemen e in Sudan dove è molto consigliato affidarsi a un agente che controlla i documenti e rilascia il permesso di viaggio. Ciò consente di andare a terra all’interno dell’area portuale, ma se volete spostarvi ulteriormente nel paese vi serve comunque un visto. Anche l’India è un paese che in fatto di dogana può essere corrotto e le pratiche doganali e di immigrazione risultano spesso complicate.

Non è raro infine che in alcuni paesi gli ufficiali della dogana e dell’ufficio immigrazione chiedano ai diportisti regali o soldi. Il più delle volte vogliono birra, Coca Cola e caffè, oppure cappelli, cartoni di latte e cracker. Certo si può sempre rifiutare, l’importante è mostrarsi amichevoli e disponibili nei confronti dei funzionari delle dogane e dell’immigrazione.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore, reporter e direttore di testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici, compresi tutti i watersports.

No Comments Yet

Leave a Reply

Your email address will not be published.