La sosta in rada è uno dei momenti più magici da passare a bordo delle nostre barche. Ecco procedere ad un ancoraggio fatto a regola d’arte e in tutta sicurezza, per barca ed equipaggio.
La sosta in rada è la vera essenza di una crociera a vela, quel momento magico che tutti immaginiamo quando pianifichiamo le nostre vacanze in barca. Le rade non sono altro che baie lungo la costa, per lo più ridossate dal vento e dalle onde di risacca, dove sostare tranquilli e godersi intere giornate di sole ma anche dove rimanere ancorati alla fonda durante la notte. È qui che si gode davvero il privilegio di navigare e spostarsi per mare raggiungendo luoghi accessibili solo con un’imbarcazione. Lontani da tutto e immersi nella natura, si dimenticano facilmente tutte le beghe della terraferma e finalmente ci si rilassa. Le giornate trascorrono piacevoli e senza stress tra lunghi bagni, tintarella, giochi acquatici e interessanti escursioni a terra con il tender o anche pagaiando a bordo di una tavola da Stand Up Paddle. Poi ci sono gli apertivi al tramonto, le cenette in pozzetto e le lunghe notti stellate. Insomma ancorare in rada con la propria barca è un vero privilegio.
Siamo tuttavia sempre in mare e per godersi l’ancoraggio in rada in piena serenità occorre preparare e allestire bene il nostro ancoraggio. Il che significa trovare il punto giusto per la sosta, fissare saldamente l’ancora della barca al fondale e avere un corretto giro di ruota, nel caso il vento cambi direzione, o arrivino altre barche. Ecco allora come ancorare in rada in sicurezza.
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Trovare la rada giusta: carte nautiche e Gps
Per prima cosa navigando lungo la costa occorre individuare la rada giusta, quella cioè che ci consente di avere spazio sufficiente per l’ancoraggio, protetta da vento e correnti e soprattutto con un buon fondale tenitore. Si studia la carta nautica della zona sul chart plotter, si leggono le linee batimetriche e si valuta la natura dei fondali. Se c’è sabbia, fango o rocce o ancora praterie di Posidonia, da cui stare alla larga per non danneggiare questa preziosa pianta marina con il nostro “ferro”. Oltre alla direzione del vento occorre considerare anche la presenza di correnti e la loro inversione, così come eventuali escursioni di marea. Anche in questo caso si può fare affidamento sulle carte, sui classici bollettini meteo, ma anche su App specifiche che danno aggiornamenti in tempo reale.
Pericoli in rada: venti, fondali, risacca e altre barche
Una volta individuata la rada che sembra fare al caso nostro, si giunge in zona ma non si entra subito. È bene infatti confermare con i nostri occhi quello che abbiamo letto e ascoltato su mappe e strumenti per farci un’idea reale della situazione. Se ci sono già altre barche ancorate alla fonda, sarà bene per esempio osservarne per qualche minuto il comportamento in relazione al vento e alla corrente presenti.
Tutto questo ci darà il tempo sufficiente per confermare o meno la nostra scelta iniziale e il relativo programma di sosta. Occorre valutare anche la densità delle imbarcazioni presenti, l’eventuale traffico marino durante la giornata e anche la tipologia di equipaggi a volte, per non incorrere in spiacevoli sorprese (musica a tutto volumi, generatori accesi, etc.)
Ecco come dare fondo all’ancora
Ancorare in rada. Se tutto fila liscio e siamo soddisfatti del posto scelto, si prepara l’ancoraggio vero e proprio. Ci si dispone con la prua della barca al vento e quando la barca perde abbrivo, si comincia a calare l’ancora. Quanta catena dare? In assenza di vento o con vento moderato basterà moltiplicare l’altezza del fondale per 3 e dare catena di conseguenza. Se il mare è invece leggermente mosso o c’è vento in aumento, allora è meglio dare catena per 5 volte l’altezza del fondale. Una buona norma è di utilizzare l’ancora giusta rispetto alla natura dei fondali e soprattutto di non dare ancora su fondali troppo alti. Se infatti l’ancora dovesse rimanere incagliata tra le rocce, la manovra per disincagliarla potrebbe essere difficile per l’equipaggio. Per evitare problemi, si può utilizzare il cosiddetto “grippiale” e comunque avere a bordo sempre maschera e boccaglio per intervenire in emergenza.
Una volta che l’ancora ha toccato il fondo, si arretra la barca a motore dando il tempo all’ancora di penetrare e alla catena di stendersi fino alla lunghezza desiderata. Per testare l’ancoraggio, si innesta la marcia indietro e si dà una piccola accelerata. La barca arretrerà di poco, il ferro morderà bene il fondale e lo scafo si fermerà del tutto orientandosi al vento.
Controllare l’ancoraggio: riferimenti, segnali e allarmi
Per avere l’assoluta certezza che l’ancoraggio sia sufficientemente saldo per tutta la giornata o per la notte è bene fare un check periodico sulla buona tenuta dell’ancora. Si possono prendere dei riferimenti a terra, consultare la bussola o anche semplicemente guardarsi intorno. Si possono anche utilizzare apposite App o allarmi Gps per ancorare in rada che ci avvisano se la nostra posizione cambia in modo pericoloso e agire di conseguenza. Un semplice check empirico per verificare che l’ancora non stia arando il fondale si può fare poggiando il piede sul cavo-catena o tenendolo in mano: se si avvertono strattoni, significa che l’ancora viene trascinata sul fondo e occorre filare di nuovo la linea d’ancoraggio.
È sempre bene anche segnalare agli altri la nostra sosta in rada con l’apposito segnale diurno, ossia una sfera di colore nero issata a prua o a poppa. Mentre di notte basta accendere la luce di fonda.
Sosta in rada affiancati ad altre barche
Nelle soste in rada, specie tra chi naviga in flottiglia oppure quando ci si da appuntamento con altri equipaggi di amici, può capitare di volersi ancorare affiancati; ossia con le barche a contatto le une con le altre, per stare insieme e condividere spazi, risorse e momenti di convivialità. In questo caso è fondamentale eseguire l’ancoraggio affiancato con molta cautela. Evitando errori grossolani che potrebbero tradursi in danni a scafi, rigging e altre e attrezzature. Vediamo come procedere affinché la manovra venga eseguita in sicurezza. Dopo avere avvisato l’altro equipaggio, vanno abbassate le vele e va acceso l’entrobordo, dopodiché si preparano per tempo i cavi di ormeggio. È importante che le cime siano libere e date volta in modo tale da avere 4 linee a disposizione: 2 traversini a prua e a poppa e 2 spring, anche questi a prua e a poppa. Fondamentale è anche predisporre il giusto numero di parabordi lungo le murate affiancate in prossimità della mezzeria e del baglio massimo della barca.
Giunti paralleli all’altra barca, la prima cosa da fare è fissare un traversino a prua dei due scafi per farli rimanere equidistanti. Quindi si passa lo spring dalla propria prua alla poppa dell’altro scafo per poi dare volta al traversino di poppa e allo spring della propria poppa alla prua dell’altra barca. Durante l’ancoraggio affiancati infine sarebbe bene fissare ogni cima senza nodi troppo complicati: in caso di emergenza vanno sciolti rapidamente per salpare.
Terminato l’ancoraggio in rada e fatte le opportune verifiche che la barca sia effettivamente ben salda sul fondale, finalmente ci si può rilassare e godersi la vita a bordo.