L’ordinamento italiano, come per l’omicidio stradale sulla terraferma, dal 25 ottobre 2023 contempla anche l’omicidio nautico per coloro chi cagiona la morte di altre persone mentre è al comando di un’imbarcazione.
Diporto e omicidio nautico. Il mondo della navigazione da diporto è unico, speciale e a suo modo piuttosto complesso. Sono tanti i modi di vivere il mare, tanti i modelli di barche su cui si può salire a bordo e di navigare al largo o lungo costa. Tutti i diportisti di fondo sono accumunati dalla stessa passione e voglia di stare in mezzo alla natura. Il mare tuttavia non può essere solo un parco giochi. Ci sono delle regole da rispettare: rotte da mantenere, velocità da non superare, dotazioni di sicurezza da stivare sempre a bordo, etc. Questo perché navigando basta una piccola distrazione, un errore, una trasgressione anche minima alle norme in vigore, per andare incontro a rischi che mettono in pericolo la vita nostra e degli altri naviganti.
Per questo di recente il legislatore, con l’obiettivo di avere un diporto sempre più sicuro, ha deciso di introdurre nell’ordinamento giuridico italiano il reato di omicidio nautico. La nuova legge è pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 237, ed è entrata in vigore dal 25 ottobre 2023.
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Gli incidenti che hanno pesato sull’iter legislativo
Prima chi cagionava per colpa la morte di una persona mentre conduceva un’imbarcazione andava incontro a pene lievi. Cosa che in effetti era tutt’altro che coerente con l’ordinamento giuridico italiano, visto che sulla terraferma, e più precisamente sulla strada, esiste dal 2016 il reato di omicidio stradale. Sull’asfalto come in acqua, l’introduzione di una legge più severa contro l’omicidio causato per colpa dei conducenti che non rispettano le regole ha la funzione di deterrente, nella consapevolezza che si può fare di più per evitare gli incidenti.
A far accelerare il processo legislativo è peraltro stato il tristemente noto incidente mortale sul lago di Garda in cui un motoscafo condotto da due tedeschi sotto l’effetto di alcol tolse la vita a Greta Nedrotti e a Umberto Garzarella, nel giugno del 2021; pochi giorni dopo lo stesso è successo anche sul Lago di Como, quando un’imbarcazione pilotata da turisti belgi ha travolto un’altra barca, causando la morte di Luca Fusi.
Le pene previste, le aggravanti e le lesioni colpose
Con l’introduzione della legge sull’omicidio nautico il conducente di un’imbarcazione che, violando le norme sulla disciplina della navigazione, cagiona la morte di una persona, può essere punito ora con la reclusione da 2 a 7 anni. La nuova legge sull’omicidio nautico prevede però delle aggravanti:
- Da 2 a 7 anni reclusione, per aver causato la morte di una persona.
- Da 8 a 12 anni di reclusione, se omicidio avviene in condizioni di ebbrezza/stupefacenti
- Fino a 18 anni reclusione per aver causato la morte di più persone.
- Delle aggravanti di pena sono previste in caso di veicolo non assicurato o patente nautica scaduta.
La legge prevede anche delle pene specifiche per lesioni colpose, che sono in sintesi:
- Da 3 mesi a 1 anno reclusione, per lesioni gravi.
- Da 1 anno a 3 anni per lesioni gravissime.
- Da 3 a 5 anni se le lesioni sono cagionate trovandosi in stato di ebrezza o alterazione psicofisica.
Nel caso in cui l’omicidio nautico infine sia commesso nello svolgimento di un’attività di navigazione professionale, la pena prevista è portata automaticamente tra gli 8 e i 12 anni, mentre si arriva fino a 18 anni nel caso di omicidio plurimo. Le pene previste possono essere peraltro aumentate nel caso in cui il conducente non disponga di una patente nautica in piena regola, o nel caso in cui il conducente scappi dopo l’incidente, senza prestare quindi i dovuti soccorsi.