La propulsione a idrogeno, negli ultimi anni sbandierata come soluzione per il futuro della mobilità, è in crisi. Una tecnologia che riguarda il settore delle auto, naturalmente, ma anche quello nautico.
La propulsione a idrogeno, spesso annunciata come soluzione per il futuro della mobilità accanto a quella elettrica, è in forte crisi. Ne è coinvolto innanzitutto il settore delle auto, naturalmente, ma anche quello delle barche. Sembra infatti che tutti i grandi produttori di vetture stiano facendo un passo indietro rispetto a questa tecnologia. Di recente il presidente di Toyota Motor Europe Matt Harrison in un’intervista ha fatto sapere che i motori del brand in cui si brucia l’idrogeno sono solo un esperimento per il motorsport. Ma anche le auto cosiddette “fuel cell”, tra cui la celebre Toyota Mirai, avrebbero futuro controverso. “In termini di veicoli passeggeri – ha spiegato il manager – non vedo le celle a combustibile come un’opportunità significativa, onestamente. Stiamo parlando di qualche migliaio all’anno (entro il 2030)”.
Di parere simile sembrano essere anche i dirigenti di Honda che hanno abbandonato qualche mese fa il progetto della Clarity Fuel Cell. Prima ancora i tedeschi di Mercedes-Benz avevano chiuso già nel 2020 il programma idrogeno. Lo stesso accade per Jaguar Land Rover e l’americana General Motors. Perché tutte queste defezioni? Perché la propulsione a idrogeno non piace più?
Costi troppo alti e scarsa richiesta di mezzi fuel cell
Crisi della propulsione a idrogeno. Innanzitutto c’è il problema delle vendite scarse e la quasi totale mancanza di domanda da parte dei clienti. Poi ci sono i costi di ricerca e produzione che naturalmente vanno a pesare sul costo finale dell’unità. Secondo recenti stime di Hyundai, le auto fuel cell non raggiungeranno la parità di costi con le auto elettriche prima del 2030. All’orizzonte dei produttori di auto c’è poi anche l’abbandono di materie prime inquinanti e costose come cobalto e nichel, mentre gli altrettanto costosi platino e iridio, presenti nei sistemi di celle a combustibile, per ora paiono insostituibili. Infine non va sottovalutato il problema della mancanza di stazioni di rifornimento: una sola in Italia, solo 14 nel Regno Unito, solo per fare un esempio. Le stazioni di idrogeno costano milioni di euro e non è facile convertire i normali distributori di carburante.
Hynova 40, la prima barca a idrogeno
Crisi della propulsione a idrogeno. Le prospettive sul futuro della propulsione a idrogeno dunque al momento non sono molto rosee nonostante una facciata di marketing sempre molto attiva. Questo per il settore delle auto. Ma la nautica come sappiamo bene, segue a ruota. Eppure all’ultimo Monaco Energy Boat Challenge, che si è svolto nel luglio 2021, è stata presentata in pompa magna la barca a idrogeno Hynova 40. Il prototipo è lungo 12 metri e ha due motori elettrici alimentati da un gruppo ibrido idrogeno-elettrico. Può accogliere a bordo fino a 12 persone con pochi minuti per il pieno, consente un’autonomia di 5 ore a 10 nodi. È un bell’esempio, ma ancora troppo poco per parlare di rivoluzione.
Insomma sulla mobilità del futuro in mare come sulla terraferma la scommessa sull’idrogeno per il momento rimane un rebus. E se marchi che sono stati alfieri di questa tecnologia come Toyota si tirano indietro, c’è poco da sperare anche per le nostre barche green.