Dotato di talento narrativo e gusto per il macabro il romanziere inglese William Hope Hodgson ha scritto alcune delle pagine più suggestive e inquietanti della letteratura marinaresca.
Sono tanti nella storia della letteratura gli scrittori che hanno tratto ispirazione dal mare e dalla navigazione. Se c’è però un autore che degli oceani ha descritto il lato più oscuro, inquietante e maledetto, quell’autore risponde al nome di William Hope Hodgson (1877-1918). Scrittore inglese dotato di una fantasia fuori dal comune, Hodgson ha pubblicato agli inizi del 1900 alcune delle pagine più originali, suggestive e macabre della letteratura marinaresca che lo affiancano ai grandi esponenti del genere orrorifico e fantastico, da Edgard Allan Poe, a Howard Phillips Lovecraft, a Joseph Sheridan Le Fanu. Il mare per Hodgson è un mondo sconfinato che racchiude i peggori incubi, tifoni e uragani di incontrastabile potenza, popolato da mostri degli abissi e creature malefiche pronte a insidiare gli incauti e temerari marinai che osano fenderne la superficie con le loro imbarcazioni. Insomma un luogo di terrore, di lotta e di morte.
Suggestioni lucubri che ispirarono Hodgson nella prima giovinezza, quando per necessità economiche fu a lungo imbarcato navigando in tutti gli oceani. Nato nel 1877 a Wethersfield, Essex (Inghilterra), da una famiglia numerosa e condizionata dai moralismi del padre, un pastore protestante austero e intransigente, Hodgson infatti a soli quattordici anni fuggì di casa e si arruolò come mozzo su un veliero della marina mercantile britannica. Navigò per otto anni, attraversando l’Atlantico, il Pacifico e l’Indiano, visitando porti e luoghi esotici che colpirono la sua già fervida immaginazione.
A caccia di uragani e trombe d’aria
Negli anni trascorsi a bordo, Hodgson, oltre a leggere libri di ogni genere, si dedicò alla fotografia. In particolare, immortalò cicloni e trombe d’aria, uragani e tifoni, fenomeni atmosferici nei mari australi e paesaggi da brivido nei mari settentrionali, accumulando una mole di curioso materiale fotografico. Raccolse inoltre innumerevoli appunti su mari, paesi, credenze e usanze dei popoli che visitava annotando sui suoi taccuini le esperienze marinaresche di cui era stato protagonista e le leggende che gli venivano raccontate dalle variegate ciurme di marinai con cui era imbarcato.
Quando tornò in patria, nel 1901, Hodgson tentò la fortuna aprendo una palestra di atletica a Blackburn, frequentata da poliziotti e pompieri. Contemporaneamente iniziò a tenere conferenze di fotografia e di viaggio, alle quali assisteva un gran numero di persone desiderose di ascoltare le avventure del “capitano Hodgson”, come molti, affettuosamente, lo chiamavano. Sempre a corto di denaro, negli anni successivi si trasferì in Francia e iniziò l’attività letteraria.
Romanzi pieni di mostri, isole stregate e naufragi
È qui che sempre mettendo a frutto la lunga esperienza di navigazione, si rivelò un abile narratore di avvincenti e inquietanti storie di mare. Tra il 1904 e il 1906, Hodgson firmò racconti pieni di elementi lugubri e spettrali, come Il Mostro, La bestia orribile, Un orrore tropicale, La voce nella notte. Particolare successo ebbe Il Mar dei Sargassi dove un mostro abissale aggredisce una nave che si era incautamente avventurata in quelle infide acque.
Nel 1907 Hodgson completò il suo primo romanzo, intitolato L’equipaggio del “Glen Carrig”. Un’opera in cui l’autore descrive il naufragio di un vascello, il Glen Carrig appunto, su un’isola sperduta in mezzo all’oceano. L’equipaggio della nave, sbarcato a terra, scopre a sue spese che l’isola non è deserta, ma abitata da orde di mostri che lo assediano e ne fanno strage. Nel 1908 scrisse Naufragio nell’ignoto, un romanzo redatto in forma diaristica e che racconta gli eventi straordinari in cui rimangono coinvolti i marinai di un veliero naufragato.
Hodgson: demoni dal mare e pirati fantasma
Nello stesso anno pubblicò La casa sull’abisso, uno dei suoi capolavori, ambientato in una lugubre casa irlandese, situata a poca distanza da un oscuro abisso, da cui di notte escono demoni che la assediano, costringendo il protagonista a una estenuante lotta per la sopravvivenza. L’oceano è ancora il soggetto di un altro romanzo di carattere marinaresco, intitolato I pirati fantasma (1908), in cui lo scrittore inglese descrive l’ultimo viaggio di un veliero, il Mortzestus che, vittima di una maledizione, si perde nelle immensità dell’oceano e il suo equipaggio viene aggredito da mostri acquatici. A queste opere seguirono altri racconti, per lo più ambientati su mari infestati da demoni e creature abissali, oppure in terre tropicali vittime di antiche maledizioni o, ancora, in luoghi selvaggi dove i protagonisti devono lottare per sopravvivere, minacciati da nemici di ogni genere. I migliori sono contenuti nelle raccolte intitolate Gli uomini delle acque profonde e Il sogno di X.
Ma l’opera più affascinante e fantasiosa di Hodgson è stata La terra dell’eterna notte (1911), un lungo romanzo apocalittico in cui l’autore, con l’io narrante di un misterioso uomo del XVIII secolo, immagina il nostro pianeta nel futuro immerso nelle tenebre. I sopravvissuti si sono rifugiati nelle profondità del sottosuolo, dove hanno costruito intere città, mentre sulla superficie regnano mostri feroci. Accanto alle opere di narrativa, Hodgson scrisse anche due raccolte di poesie (intitolate Il richiamo del mare e La voce dell’oceano) e il saggio biografico Perché non sono imbarcato, oltre a molti articoli per riviste e giornali dell’epoca.
Hodgson ha ispirato il celebre fumetto di Dylan Dog
Tra i personaggi più efficaci e originali di Hodgson c’è anche “Carnacki”, il detective dell’ignoto (sul quale pare che il fumettista italiano Tiziano Scalvi ha ricalcato il celebre Dylan Dog), protagonista di nove racconti pubblicati nel 1913 con il titolo Carnacki, il cacciatore di fantasmi. Non c’è dubbio però che sono le opere a sfondo marinaro quelle in cui la vivace immaginazione di Hodgson si è maggiormente espressa.
Hodgson partecipò come volontario alla Prima Guerra Mondiale. Durante un addestramento, nel 1916, cadde da cavallo riportando delle gravi ferite e fu congedato. Due anni dopo tornò sul fronte francese. Il 19 aprile del 1918, quando aveva quarant’anni, durante un bombardamento nei pressi di Ypres, fu colpito da una granata e perse la vita, tra gli orrori, tutt’altro che fantastici, della guerra.