E se la vetroresina diventasse “green”?

Molti produttori di vetroresina si stanno impegnando per ridurre le sostanze nocive e inquinanti all’interno dei loro prodotti in catalogo ma anche a dare vita a resine del tutto non tossiche. Una rivoluzione “green” che potrebbe dare vita nei prossimi anni a yachts più salubri, più ecocompatibili e facilmente riciclabili.

L’attenzione all’utilizzo di materiali meno tossici e più ecologici si sta facendo largo anche nell’industria nautica dove resine, gelcoat, catalizzatori e altri prodotti chimici rendono la lavorazione della vetroresina a elevato rischio inquinante, oltre che altamente dannoso per l’uomo. In generale tutti i tipi di resina (epossidica, poliestere, vinilestere, poliuretanica, etc.), sono sempre delle sostanze pericolose e con una tossicità molto elevata perché contengono agenti cancerogeni. Parliamo dello stirene, dell’alcool benzilico, del trimetilcicloesilamina e di molti altri componenti nocivi.

Su questo fronte tuttavia buone notizie sono arrivate dal Jec World 2019, la rassegna internazionale sui materiali compositi che si è svolta a marzo 2019 a Parigi. Molte aziende del settore infatti si stanno impegnando sia per ridurre i componenti nocivi nelle resine, sia inserendone di nuovi non tossici. Ecco alcune interessanti novità già in catalogo.

Gelcoat atossici e resine antiallergiche

Il Crystic Ecogel So Pa della britannica Scott Bader è per esempio un nuovo gelcoat spray privo di stirene acetone che viene attualmente usato nell’industria eolica, in genere più attenta ai rischi ambientali, ma che ora sta prendendo piede anche in campo marino. Il prodotto offre un’elevata elasticità, un’eccellente resistenza agli agenti atmosferici e un basso contenuto di composti organici volatili (i cosiddetti Voc). Fa parte di una gamma di resine poliestere tutte a basso tasso di stirene.

Dall’azienda svizzera Gurit arriva invece Ampreg 3X Epoxy, una resina epossidica con matrice chimica a bassa tossicità che garantisce una totale assenza di reazioni allergiche. Uno dei problemi della lavorazione con questo tipo di prodotti sono infatti proprio le irritazioni che provocano a chi lavora per contatto o anche solo respirando le loro esalazioni. Sempre la Gurit ha realizzato anche un additivo che consente alla resina epossidica di diventare blu se colpita da un raggio di luce ultravioletta scuro. Si chiama Lrt (Light Reflective Technology) e può essere miscelato in qualsiasi sistema di laminazione o incollaggio senza alterare le caratteristiche del processo (bagnatura, indurimento e manipolazione) e permette di individuare qualsiasi elemento di resina anche di dimensioni inferiori a 1 mm. Utile per esempio per monitorare le linee di incollaggio su zone delle imbarcazioni difficili da ispezionare.

Entropy, la resina con componenti vegetali

La West System punta invece alla sostenibilità ambientale con la serie di resine epossidiche Entropy formulate in gran parte con compositi vegetali e materie prime da fonti sostenibili. Comprende 6 prodotti dal One System per un’azione rapida al BRT che esalta la trasparenza.

Sempre in materia di vetroresina ecosostenibile infine, è interessante il progetto Arkema, la prima barca in vetroresina riciclabile. Si tratta di un Mini 6.50 realizzato con l’Elium, una nuova resina termoplastiche liquida riciclabile a base acrilica, destinata a rimpiazzare le plastiche termoindurenti nella produzione di compositi. Tecnicamente l’Elium si lavora come le resine termoindurenti, offrendo vantaggi in termini di velocità di polimerizzazione, leggerezza, rapporto costo-prestazioni e riciclabilità. La nuova resina può essere miscelata con fibre di vetro o di carbonio e stampata utilizzando gli stessi processi in uso per la lavorazione delle resine termoindurenti tradizionali. Una volta stampati, i componenti in Elium possono essere saldati o incollati e, al termine delle loro vita utile, sono più facili da riciclare.

 

 

 

 

 

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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