L’arduo dilemma dell’ancoraggio: cavo o catena?

Un buon ancoraggio deve mantenere salda la barca a fronte di vento e onde. Qual’è il segreto di una manovra compiuta a regola d’arte? Quale l’attrezzatura ottimale a cui affidarsi? Due scuole di pensiero su quale linea di ancoraggio adottare, cavo o catena, con i rispettivi vantaggi e svantaggi. E se esistesse una terza via?

I diportisti non sono tutti uguali e al di là della passione, dell’esperienza e delle proprie abilità marinaresche, spesso sono animati da filosofie diverse e presentano vezzi e preferenze che maturano con il tempo e alle quali non sanno sottrarsi. Del resto è giusto così, ognuno deve essere libero di vivere il mare e la navigazione come meglio crede. Uno dei campi i cui le fazioni di naviganti si dividono è l’ancoraggio. A partire proprio dall’ancora: c’è chi predilige l’ancora di tenuta leggera e altri che si affidano a un’ancora di “peso”. Preferenze soggettive a parte, un’ancora deve soddisfare due esigenze in apparenza contrapposte: sostenere la barca contro il vento e le onde ed essere salpabile con facilità. Le ancore moderne sono concepite per “mordere” efficacemente il fondale a fronte di un tiro da parte della barca orizzontale; quando al contrario il tiro comincia ad alzarsi dal fondo allora cedono e mollano il fondale. Affinché l’ancoraggio sia efficace su qualsiasi tipo di fondale, sabbia, alghe o rocce, l’ancora deve mantenersi il più possibile in posizione orizzontale e il tiro deve rimanere inferiore ai 10 gradi dal fondo, altrimenti l’ancora cede inesorabilmente.

L’obiettivo dello skipper allora per ottenere un ancoraggio a prova di vento e onde deve essere quello di assicurarsi che questo angolo di 10 gradi dal fondale non venga mai superato. Come fare? Con una linea di ancoraggio sufficientemente lunga affidandosi a un cavo di nylon oppure sufficientemente pesante ricorrendo alla catena. A questo punto scattano le famose preferenze soggettive del diportista: chi sceglie il cavo e chi invece sia affida alla catena.

Linea di ancoraggio

La misura ideale della linea d’ancoraggio

La linea di ancoraggio con un solo cavo deve essere di 10 volte il fondale misurando dal musone dello scafo al fondale, con cavo più catena deve invece essere pari a 7 volte tale lunghezza, infine con la sola catena è sufficiente una lunghezza di 4 volte il fondale. Rispettati questi parametri quali sono i vantaggi e gli svantaggi di adottare l’uno e l’altro metodo? Il punto di forza del cavo di nylon è che ammortizza gli strappi dovuti a rinforzi del vento o alle onde aumentando il comfort dell’equipaggio e facendo soffrire meno scafo e attrezzature. Lo svantaggio è quello di avere un grande raggio di giro, quindi serve molto spazio in rada e assenza di altre barche oppure molta distanza da altri ostacoli.

 

Ancoraggio in rada

La soluzione sta nel mezzo, parola di navigatore

Viceversa per la catena che avendo una lunghezza minore consente un raggio di giro più contenuto per la barca ma soffre di più gli strappi e naturalmente essendo più pesante è faticosa da salpare. “In medio stat virtus”, dicevano i latini, ossia la virtù stà nel mezzo. Ecco perché sono molti i diportisti che si affidano alla terza via, quella cioè di adottare la soluzione cavo più catena, che consente una linea di lunghezza media con l’ulteriore vantaggio che la catena non rischia di rompersi strofinando contro il fondo. In quali proporzioni va allestito il sistema? La catena deve essere due volte la lunghezza della barca, mentre il resto dell’ancoraggio sarà affidato al cavo in tessile. La lunghezza totale di una linea mista cavo-catena deve essere pari a 7 volte la lunghezza tra la coperta della barca e il fondale.

Insomma le preferenze personali vanno benissimo, ma il buon diportista dovrebbe cercare di privilegiare il buon senso e soprattutto la sicurezza. Buoni ancoraggi a tutti!

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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