Recentemente una spedizione scientifica ha scoperto sotto il Mare di Ross in Antartide l’esistenza di un oceano completamente inesplorato e nascosto sotto una spessa calotta di ghiaccio. Una visione riportata da Jules Verne nei suoi celebri libri visionari e che oggi trovano riscontro nella realtà.
Chiunque ami il mare, i viaggi in barca, le esplorazioni intorno al mondo, non può non apprezzare in modo viscerale i libri di Jules Verne, uno degli autori più geniali e prolifici della letteratura mondiale. Tutti noi fin da ragazzi abbiamo letteralmente divorato i suoi romanzi che ci catturavano fin dalle prime pagine e ci trascinavano in un’altra dimensione: potevano essere i mondi sommersi e sconosciuti di Ventimila leghe sotto i mari, oppure i cieli sconfinati e ammirati dall’alto di una mongolfiera di Il Giro del mondo in ottanta giorni o ancora i meandri nascosti del sottosuolo di Viaggio al centro della terra.
Il talento di Jules Verne è soprattutto quello di rendere vivide e intense anche le storie più assurde, le atmosfere più remote, gli scenari naturalistici più complessi e a comunicare tutto questo in un modo accessibile e coinvolgente per tutti. Per quanto i suoi libri raccontino di trame e ambientazioni immaginarie, tanto da essere universalmente considerato, insieme a H. G. Wells, il padre del genere fantascientifico, è noto come Verne in realtà trascorresse lunghi periodi chiuso nelle biblioteche di Parigi a documentarsi, raccogliere informazioni, recuperare storie, collegare episodi storici e leggere diari di bordo per rendere i viaggi straordinari narrati nelle sue opere con un sapiente equilibrio fra elementi scientifici e fantastici. Insomma un autore immaginifico per eccellenza, ma non avulso da un certo rigore scientifico.
Quelle di Jules Verne non erano solo visioni
Così non sorprende poi tanto la notizia che recentemente un gruppo di ricercatori abbia scovato sotto l’Antartide un oceano da ventimila leghe sotto i mari. Insomma un oceano completamente inesplorato e nascosto sotto una spessa calotta di ghiaccio. Il visionario Jules Verne lo aveva immaginato così e puntualmente riportato nei suoi libri come Ventimila leghe sotto i mari, ma anche Un Inverno tra i Ghiacci. Nella sua fantasia lo aveva percorso a bordo del celebre Nautilus ben 40 anni prima che qualsiasi esploratore raggiungesse il Polo Sud. E ora, oltre un secolo dopo, quella storia sta diventando realtà.
Convinta che attorno all’Antartide esistano davvero delle cavità oceaniche nascoste e profondissimo come raccontava Jules Verne, una spedizione scientifica è andata ad esplorare cosa nasconde il Ross Ice Shelf, la più grande lastra galleggiante di ghiaccio sulla Terra e ha scoperto un’enorme cavità oceanica che si estende 700 chilometri a Sud dalla costa dell’Antartide, in gran parte inesplorata e rigorosamente sottomarina.
Quelle cavità oceaniche nascoste dai ghiacci
La Barriera di Ross ha una superficie di circa 473. 000 chilometri quadrati e una larghezza di circa 800 chilometri. Il suo fronte sul mare aperto, quasi perfettamente verticale, è lungo più di 600 chilometri, con una scogliera di ghiaccio che raggiunge i 50 metri d’altezza. Ma nonostante la sua imponenza, più del 90 per cento del ghiaccio che la compone si trova sotto il livello del mare. E vedere quello che si trova là sotto, non è stato assolutamente facile.
“Le centinaia di metri di ghiaccio isolano la cavità oceanica dai venti e dalle temperature gelide dell’Antartide – hanno spiegato i ricercatori e questo permette all’acqua di rimanere relativamente calda rispetto a quella in superficie, attestandosi attorno ai 2 gradi. Neanche le placche di ghiaccio riescono a fermare le maree: i nostri dati suggeriscono che sono in grado di spingere avanti e indietro l’oceano stratificato, con ondulazioni dal basso, creando una sorta di circuito di trasporto oceanico che vede il ciclo dall’abisso al largo della costa dell’Antartide arrivare alle acque tropicali di superficie ogni mille anni”.
L’unica altra spedizione nella cavità oceanica sotto il ghiaccio di Ross risale agli Anni 70 e quella volta tornò con risultati intriganti nonostante la tecnologia limitata dell’epoca che non permise di inoltrarsi sotto il ghiaccio come ora e di effettuare misurazioni dettagliate. Che confermano solo una cosa: quanto aveva ragione Jules Verne…