Le derive possono essere delle compagne di viaggio perfette perché oltre a essere maneggevoli e divertenti da condurre, sono mezzi versatili e soprattutto, grazie alle dimensioni e al peso contenuti, sono facilmente carrellabili. Vediamo allora quali sono le regole del trasporto su strada che devono rispettare i velisti viaggiatori.
Per avvicinarsi alla vela non c’è nulla di più bello di una deriva. Queste barche piccole, maneggevole e versatili restano infatti una delle migliori espressioni di libertà, passione e divertimento che può regalare la navigazione. Piccole, leggere, facili da manovrare e da trasportare, le derive, ma anche i catamarani e i piccoli cabinati, riscuotono da sempre un grande successo: tanti i praticanti, molte le associazioni, i circoli e gli eventi che hanno come protagonisti queste barche. I motivi di questo successo delle derive sono il loro costo relativamente accessibile, ma soprattutto l’estrema versatilità dovuta alle dimensioni e al peso contenuti: possedere una deriva significa infatti approfittare di una barca carrellabile, facile da alare e da varare e che può essere ormeggiata in appena due spanne d’acqua. Insomma un mezzo a vela alla portata di tutti.
Derive e multiscafi, preziosi compagni di vacanza
Le derive sono scafi che permettono anche di sfruttare i piccoli approdi, le baie ridossate e le spiagge, senza i soliti fastidi e i costi elevati che i porti normalmente infliggono al popolo di diportisti. Proprio per queste caratteristiche, derive e multiscafi sono spesso compagni di viaggio che si portano volentieri in vacanza. Chi possiede spirito di adattamento e di avventura li utilizza anche per fare campeggio nautico, esplorando le coste e dormendo in barca.
Non è raro vedere lungo le coste e i laghi italiani soprattutto durante la stagione estiva macchine del Nord Europa viaggiare con una deriva al rimorchio. Per i tedeschi, gli olandesi o gli scandinavi, da sempre grandi sportivi e amanti dell’outdoor, è quanto di più normale viaggiare e portarsi dietro le proprie passioni nautiche. Noi italiani siamo un po’ più pigri su questo fronte, quando invece potremmo approfittare delle grandi opportunità veliche dei nostri specchi d’acqua e prendere spunto dagli amici europei per essere più intraprendenti come velisti viaggiatori. L’importante è conoscere e rispettare le regole del trasporto su strada delle derive. Vediamo cosa dice la legge italiana.
Le regole del trasporto su strada
Per il trasporto di derive, catamarani e piccoli natanti, come per esempio il tender, si utilizza un apposito rimorchio stradale, detto “Tats”. L’acronimo Tats sta per “Trasporto di Attrezzature Turistiche e Sportive” per cui, oltre alle imbarcazioni, vi rientrano kart, motociclette o alianti, purché l’oggetto trasportato non sia destinato al commercio.
Come è fatto un carrello da trasporto stradale? Il carrello porta-barche Tats può essere a uno o a due assi ed è costituito da un semplice telaio portante, di solito in acciaio zincato per resistere all’aggressione degli agenti marini. Sul telaio sono distribuiti dei montanti sagomati e dotati di rulli di gomma per accogliere lo scafo e agevolare lo scorrimento della carena lungo l’invaso. I telai monoassi in genere sono anche basculanti per facilitare le manovre di alaggio e varo del natante. All’estremo anteriore la struttura è completata con un fermo prua, corredato di verricello, per garantire il centraggio e la stabilità dello scafo sul carrello. Il dispositivo di traino è costituito da un gancio a sfera sulla motrice e un aggancio a calotta sul timone rigido del rimorchio.
Documenti: immatricolazione sì, iscrizione al Pra no
Per quanto riguarda invece la burocrazia e i documenti il carrello Tats è soggetto a immatricolazione, cioè deve essere accompagnato da carta di circolazione e targa propria, e deve essere assicurato. A questo proposito è da notare che la legge sulla nautica da diporto (8 luglio 2003) ha abolito l’obbligo di iscrizione al Pra (Pubblico Registro Automobilistico) per i rimorchi inferiori ai 3.500 chilogrammi. Ciò significa che oltre a essere stata eliminata una tassa piuttosto onerosa e il relativo iter burocratico, nelle compravendite di questi carrelli non è più necessario l’atto di vendita firmato dal notaio: basta che il nuovo acquirente si rechi negli uffici della Motorizzazione con la carta di circolazione, compili un modulo apposito, paghi un paio di versamenti e il gioco è fatto.
Carrelli Tats: patente B o Be, dipende dal peso
Portarsi in viaggio la propria deriva vuol dire anche rispettare il codice della strada e non mettere a repentaglio gli altri veicoli. I carrelli Tats rientrano nella disciplina del codice della strada (art. 56) e sono soggetti al rispetto di parametri specifici: la larghezza massima rimorchiabile su strada non può essere superiore ai 2,50 metri; il carico trasportato può sporgere non oltre il 30 per cento della lunghezza del carrello e la sporgenza deve essere segnalata con appositi cartelli; l’altezza massima dal suolo inoltre non può superare i 4 metri e il peso massimo rimorchiabile è quello riportato nella carta di circolazione.
Infine un cenno alle patenti di guida: se il peso del rimorchio sommato a quello dell’auto non supera i 3.500 chilogrammi, è sufficiente la patente “B”, se invece eccede tale limite, allora è necessaria la patente “BE”.
Una volta rispettate queste regole, portarsi dietro la deriva è un gioco da ragazzi e le vostre vacanze come le passeggiate al mare o al lago saranno tutto un altro andare.