Piogge torrenziali, mareggiate e venti a oltre 120 nodi seguono un’estate torrida con temperature di caldo record nella regione Siciliana. Sono gli effetti dell’uragano Medicane, ma con quale meteorologia dobbiamo confrontarci nei prossimi mesi?
I fenomeni meteorologici e le perturbazioni del Mediterraneo diventano sempre più frequenti e virulenti. Sono sotto gli occhi di tutti i danni provocati recentemente in Sicilia e in Calabria dall’uragano mediterraneo “Medicane” le cui raffiche infernali di oltre 120 chilometri orari e le piogge torrenziali hanno messo in ginocchio diverse città, procurato incidenti a persone e abitazioni e messo in allerta uomini della Protezione Civile e Guardia Costiera costretti a numerosi interventi di salvataggio. Ma soprattutto hanno spaventato tutti i cittadini, gente di città con le strade trasformate in fiumi in piena, come e comunità che abitano a ridosso della costa travolta da forti mareggiate.
Eventi meteo dalla forza inedita e spropositata per queste zone che nel periodo autunnale fanno il verso a qualcosa di anomalo già successo la scorsa estate quando proprio in Sicilia, a Catania il termometro era salito a 48,8 gradi centigradi segnando la temperatura più elevata di sempre raggiunta nell’isola superando persino il precedente record di Atene del 1977. Insomma il Mare Nostrum a livello meteo sta cambiando velocemente e chi sfrutta normalmente il vento come i velisti o i praticanti di watersports e chiunque naviga in mare in realtà se ne è accorto da tempo. Cosa succede? Sono gli effetti del riscaldamento climatico? Con quale meteorologia dobbiamo confrontarci nei prossimi mesi?
Il Mediterraneo sta inglobando l’area sub tropicale
Antonio Navarra, presidente del centro Euro-mediterraneo dei cambiamenti climatici (Cmcc) e professore di meteorologia e oceanografia all’Università di Bologna in un’intervista rilasciata pochi giorni fa al Corriere afferma: “La Sicilia mostra già segni evidenti di una realtà significativamente mutata. Studiamo con attenzione l’uragano Medicane, ossia gli uragani locali che nascono nello Ionio occidentale e anche se sono quattro volte più piccoli nel loro vortice ciclonico rispetto a quelli tropicali e con aspetti diversi, sono molto intensi e portano precipitazioni violente sulle coste dell’isola e della Calabria. Per questo abbiamo sviluppato dei modelli teorici con i quali i fenomeni sono diventati abbastanza prevedibili con buona approssimazione”.
Insomma tutta l’area del Mediterraneo è già un “hot spot”, ossia una macchia calda della geografia. Il dato principale che registrano gli scienziati è l’aumento della temperatura e dei conseguenti fenomeni estremi ben evidenti nelle statistiche. Altrettanto evidente è la concentrazione delle precipitazioni in un numero inferiore di giorni. L’isola è una delle regioni più sensibili; anche se nella realtà questa alterazione riguarda tutto il Mediterraneo, si trova in una condizione di frontiera.
Il riscaldamento globale in Mediterraneo è maggiore
“Il Mediterraneo – prosegue Antonio Navarra – si è riscaldato oltre la media del riscaldamento globale. Quindi il cambiamento climatico ha già provocato uno spostamento verso Nord delle condizioni prima esistenti più a Sud con un vero inglobamento nell’area subtropicale. L’estate e la stagione secca sono sempre più lunghe con effetti sulle coltivazioni agricole dalla Sicilia alle regioni più settentrionali”.
I meteorologi stanno cercando di capire al di là dell’uragano Medicane se con il cambiamento climatico questi fenomeni diventeranno ancora più intensi, se cambierà il loro carattere diventando più frequenti. Cercano di migliorare ogni giorno i modelli climatici di studio e prevenzione passando da griglie di valutazione con un lato di 20 chilometri a una griglia più globale con celle più piccole di 5 chilometri.