Lo scorso 19 giugno i tre navigatori francesi Sébastien Roubinet, Eric André e Vincent Colliard sono partiti a bordo di Espirit, un catamarano super tecnologico lungo appena 7,5 metri, con l’intento di attraversare in completa autonomia l’oceano Artico a vela, una delle zone più selvagge e desolate del pianeta.
Per la maggior parte di noi diportisti la vela e la navigazione sono la migliore espressione del nostro tempo libero sfruttato andando in barca nei week end o al massimo nelle crociere estive. È un modo per rilassarsi in mezzo alla natura, rigenerarsi nei sui scenari magnifici e mettere da parte lo stress del nostro quotidiano. Per alcuni invece la vela continua a essere quello che è sempre stata fin dalle suo origini: una grande sfida, la voglia di esplorare nuovi territori, un rischio che vale la pena vivere per conoscere meglio il mondo e sé stessi.
Oceano Artico, solo per navigatori duri e puri
Ancora oggi la navigazione può essere sinonimo di avventura, ma solo in due casi. Il primo è quando si toglie, quando si torna all’essenza, quando si rinuncia ai comfort, alla sicurezza, ai prodigi della tecnologia. Il secondo è quando si raggiungono terre inesplorate, incontaminate, misteriose e affascinanti. Quelle poche che ancora esistono in questo mondo strapopolato, iperconnesso, massificato. Tra queste terre remote c’è sicuramente l’Artico, nel Polo Nord. Ed è proprio lassù nella terra dei ghiacci che hanno deciso di navigare i francesi Sébastien Roubinet, Eric André e Vincent Colliard.
Sono salpati lo scorso 19 giugno con Espirit, un catamarano altamente tecnologico lungo appena 7,5 metri, con l’intento di attraversare in completa autonomia l’oceano Artico a vela, una delle zone più selvagge e desolate del pianeta.
A vela in mare e spingendo la barca sulla calotta polare
Gli eroi di questa avventura attraverseranno i 3.300 chilometri che separano l’Alaska da Spitsbergen guidati solo dal vento e dai muscoli e i loro polmoni quando si tratterà di spingere Espirit sulla banchisa polare. I tre esploratori infatti cercheranno di navigare in acqua quando sarà possibile sfruttando i 75 metri quadri di vela del catamarano e quando non lo sarà, spingeranno la barca con la forza delle braccia. La barca completamente in carbonio è dotata di pattini in modo da poter scivolare agevolmente sulle superficie piane. I tre uomini hanno inoltre a disposizione una piccola cabina con 3 metri cubi di spazio, acqua e pannelli fotovoltaici per la corrente elettrica. L’ideatore di questa spedizione che durerà circa 3 mesi è lo stesso Sébastien Roubinet, non nuovo a questa impresa che ha tentato già nel 2010 e nel 2013 senza successo.
Obiettivo scientifico: raccogliere dati sull’ambiente
Tutti e tre gli uomini della spedizione hanno una passione smisurata per le regioni polari e sono molto preoccupati per le condizioni attuali con cui i recenti cambiamenti climatici minacciano le calotte polari. Grazie alla sua leggerezza e all’assenza di qualsiasi propulsione meccanica, Espirit funge da piattaforma ideale per raggiungere gli obiettivi scientifici del progetto, raccogliere dati sull’ambiente artico senza essere invasivi. I tre esploratori lavorano con diversi laboratori per eseguire svariate misurazioni, prelievi, raccogliere immagini e dati seguendo protocolli di censimento di plancton e animali per monitorare il ghiaccio, osservare l’impatto dell’uomo sull’ambiente artico e realizzare studi comportamentali legati all’ambiente polare.
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