Uno dei requisiti di una barca dovrebbe essere l’impermeabilità per evitare pericolose infiltrazioni al suo interno, eppure sui cabinati moderni ci sono tante potenziali vie d’acqua indesiderata. Aperture, finestre e fori che se non tenuti sotto controllo permettono gocciolamenti e trafilaggi che causano umidità, cattivi odori, muffa, ruggine, ma che possono anche mettere a repentaglio la galleggiabilità della barca.
Le barche dovrebbero essere costruite con l’obiettivo di lasciare l’acqua all’esterno ed evitare in ogni modo che penetri all’interno. Tuttavia nonostante le precauzioni progettuali l’acqua può sempre trovare una fessura attraverso una delle molte vie d’acqua sempre più presenti a bordo, entrare all’interno e creare situazioni spiacevoli se non addirittura mettere in crisi la stessa galleggiabilità della barca. Infiltrazioni, gocciolamenti e trafilaggi finiscono infatti regolarmente in sentina e, considerata la ridotta profondità di quelle attuali, basta poco per fare affiorare acqua dai paglioli e diffonderla in tutti gli ambienti. Ma anche in modeste quantità l’acqua infiltrata crea comunque problemi a bordo: cattivi odori, umidità, muffe, ruggine e richiede l’intervento di sistemi di esaurimento.
Tra i controlli di routine per evitare vie d’acqua indesiderate occorre quindi inserire la verifica della tenuta di osteriggi e oblò, l’ispezione degli ombrinali che scaricano l’acqua nel pozzetto o dei drenaggi del pozzo dell’ancora, ma occorre anche verificare la perfetta efficienza delle saracinesche delle prese a mare, la chiusura del tambuccio, nonché le tante aperture che possono causare gocciolamenti e passaggi indesiderati.
Passascafi, sono ormai un’infinità a bordo
Una delle principali vie d’acqua di una barca sono i passascafi. Ognuno di questi fori infatti rappresenta un potenziale pericolo d’infiltrazione. Purtroppo il numero di passascafi presenti sui moderni cabinati è sempre più alto. Passiamoli in rassegna. S’inizia a prua con il pozzo della catena che ha uno o due piccoli drenaggi sopra la linea di galleggiamento, poi c’è il foro del Log, quello dello scarico della doccia e quello del lavello del bagno; la tazza del wc di fori ne ha due, uno per l’aspirazione e uno per lo scarico dell’acqua, quindi c’è l’ecoscandaglio con il suo foro per il trasduttore (ma alcuni casi ce ne sono due, ai lati della chiglia); due sono i fori che servono al lavello della cucina, uno per aspirare acqua di mare e l’altro di scarico, così come il motore ha bisogno di due prese a mare, una per l’aspirazione dell’acqua e l’altra per lo scarico; c’è poi il foro dell’astuccio dell’asse dell’elica o quello ben più grande del flangione del motore saildrive, poi ancora quelli degli ombrinali del pozzetto e la losca del timone.
Senza contare che i bagni a bordo oggi sono due anche su cabinati medio-piccoli e hanno la doccia con relativi scarichi, poi il frigo ha lo scambiatore di calore a mare con altri uno o due fori, inoltre sempre più spesso c’è l’elica prodiera (il cosiddetto bow thruster) che equivale a un foro grande e passante trasversalmente. Insomma in questi yacht che sembrano delle groviere diventa indispensabile un controllo meticoloso di tutte queste aperture e in particolare delle prese a mare che nella maggior parte dei casi ne controllano la chiusura.
Asse dell’elica: controllare i manicotti
Uno dei punti più delicati di un motore a linea d’asse è il sistema di tenuta che impedisce all’acqua di mare di entrare nel punto dove l’asse dell’elica attraversa lo scafo. Tale zona è delimitata dal cosiddetto “astuccio” dentro il quale gira l’asse e al quale deve essere associato un elemento di tenuta stagna per impedire all’acqua di entrare. Fino a qualche anno fa il sistema più utilizzato era quello del premitreccia, ossia la baderna. Tale sistema è costituito da due elementi cilindrici, uno fisso e uno mobile, che circondano l’asse intorno al quale è avvolta in più spire una treccia impregnata di grasso. Dei bulloni permettono di regolare la distanza tra i due elementi e comprimere la treccia per regolarne la tenuta. Affidabile e di semplice manutenzione la baderna richiede però una regolazione ottimale altrimenti lascia filtrare dell’acqua.
La baderna è stata sostituita sui moderni cabinati dal manicotto di gomma che viene fissato all’astuccio della barca con delle fascette metalliche, mentre nella parte di collegamento all’asse può presentare diverse soluzioni di tenuta: si va dal labbro di gomma con paraolio ai sistemi completamente a bagno d’olio di grasso o con doppi anelli frontali in cui il primo anello è fissato al manicotto e l’altro all’asse che gira e nel mezzo c’è un disco di tenuta. Alcuni manicotti ad alte prestazioni utilizzano anelli di gomma o-ring da soli o abbinati con dei paraolio, sistemi ormai molto affidabili per la tenuta all’acqua ma in alcuni casi di difficile manutenzione e complicata sostituzione. Yacht a motore con potenti propulsori utilizzano invece complessi meccanismi formato da molle, guarnizioni e anelli di materiale composito.
Impermeabilizzare la mastra
L’albero passante è un’altra delle potenziali via d’acqua in barca. Rendere stagna in modo efficace la mastra non è semplice per via delle sollecitazioni a cui è sottoposta durante la navigazione. Il metodo più usato consiste in una cuffia di gomma o neoprene opportunatamente sagomata che viene fissata sia alla mastra che all’albero con delle fascette di acciaio inox. A fronte di una buona elasticità dell’insieme il sistema risente però dell’usura dei materiali e può provocare infiltrazioni. Per esempio la Spartite della ditta e statunitense Cass offre ottime caratteristiche di tenuta stagna e meccanica: si tratta di una resina bicomponente che una volta centrato l’albero serve a riempire gli interstizi e si solidifica. Utili anche i nastri autoagglomeranti tipo Mast boot. Servono a impermeabilizzare ma anche a rifinire eventuali imperfezioni create con i sistemi precedenti. Si avvolgono intorno all’albero nei punti di giunzione e oltre a proteggere dalle infiltrazioni sono anche belli esteticamente.
Osteriggi a filo, belli ma bagnati
Le aperture sulle coperte delle barche sono sempre più numerose. Le nuove tendenze del design fanno sì che portelli, oblò e passauomo non sono più elevati sul piano del ponte come in passato, ma vengono il più possibile disposti a filo della coperta, al fine di non spezzare le linee del ponte e della tuga. Una soluzione sicuramente apprezzabile dal punto di vista estetico, ma non sempre marina. Se non opportunamente sigillate, infatti, i passi d’uomo a filo coperta possono causare sgradevoli infiltrazioni. Sarebbe bene che fossero almeno provviste di un’apposita canaletta intorno per evitare che l’acqua finisca sotto coperta. Anche le maniglie a scomparsa e le guarnizioni dovrebbero garantire la massima tenuta stagna.
Pompe manuali ed elettriche per svuotare la barca
L’acqua che s’infiltra a bordo può essere in quantità minima e quindi gestibile anche solo con spugna e bugliolo. Ma se in grandi quantità occorre aspirarla via con apposite pompe di esaurimento. Una barca di medie dimensioni deve disporre di almeno una pompa manuale esterna molto efficiente, collocata in pozzetto e in grado di pescare acqua attraverso un condotto di almeno 20 mm di diametro nella parte più bassa della sentina. Poi occorrono altre due o tre pompe sottocoperta, di cui una manuale, sempre piuttosto potente, e le altre elettriche. Nella scelta delle pompe non si deve risparmiare e vanno considerate sempre quelle di marca migliore e ben dimensionate, anche in considerazione dal banco batterie di cui si dispone a bordo.
È importante infine che le pompe manuali consentano da sole, in caso per esempio di avaria elettrica, di esaurire completamente l’acqua infiltrata. L’armatore deve poi avere bene in mente il sistema da adottare in caso di una falla a cui le pompe presenti a bordo non possono fare fronte. Uno dei metodi più adottati consiste nel deviare il circuito di pescaggio dell’acqua di raffreddamento del motore entrobordo dal passascafo apposito usando un tubo predisposto per portarlo fino alla sentina.