Peso e lunghezza della barca, condizioni meteorologiche, tipo di banchina, ma soprattutto la giusta attrezzatura in fatto di cime e cavi appropriati sono i fattori strategici di un buon ormeggio. Una guida completa per scegliere i cavi destinati ad ormeggiare l’imbarcazione: materiali, proprietà meccaniche, allungamento, diametro e lunghezza.
Sono diversi i parametri che influiscono sull’allestimento di un sistema di ormeggio affidabile: il peso e la lunghezza della barca innanzitutto, ma anche la situazione meteorologica in atto e prevista, fino al tipo di pontile e il materiale con cui è costruito. Un buon ormeggio tuttavia non può prescindere anche dall’attrezzatura ad hoc stivata a bordo dall’armatore del cabinato, in particolare le cime e i cavi d’ormeggio attrezzati e adeguati in base ai materiali, al loro dimensionamento e in numero sufficiente per affrontare ogni situazione.
Vediamo allora in questa guida completa come si allestisce un ormeggio a prova di marinaio: attrezzatura di base, materiali e allungamento dei cavi, dimensioni, lunghezza e quantità di cime da impiegare.
Quali cavi scegliere per ormeggiare
Sono tre le tipologie di cavi che possono essere impiegati durante gli ormeggi: classici a tre legnoli, square line (8-12 legnoli) o a doppia treccia. Vediamone le caratteristiche. I cavi a doppia treccia e square line essendo più morbidi sono più facili da cogliere e da stivare, soprattutto il secondo che è praticamente immune alla formazione di cocche, ossia quei ripiegamenti se sé stesso che ne impediscono il libero scorrimento attraverso bozzelli e rinvii. Costo contenuto ma anche bassi carichi di rottura a parità di diametro rispetto alle altre due tipologie caratterizzano invece i cavi a tre legnoli.
La cima ideale di ormeggio dovrebbe avere un occhio impiombato su un capo con lo stesso occhio lungo tre volte la dimensione della bitta e un’impalmatura sull’altro capo, a cui va aggiunto un manicotto scorrevole antisfregamento. Nel caso si debba attraccare a banchine di cemento o granito dove i cavi sono maggiormente sottoposti a usura, soprattutto in prossimità degli spigoli, potrebbe essere necessario utilizzare un terminale realizzato con uno spezzone di catena impiombato sul cavo oppure fissato all’occhio protetto da una redancia. Molto utile quando si ormeggia di punta con l’ancora a tutta catena sarebbe allestire sulla cima di prua una cosiddetta patta d’oca in nylon posta tra la catena e le bitte che suddivide la tensione del cavo su due o tre punti in modo da evitare colpi al salpancora e aumentare il comfort dell’equipaggio all’ormeggio.
Nel caso invece molto comune di gallocce disposte sulle banchine dei pontili galleggianti che non riescono ad accogliere cavi di ormeggio di grande diametro, si può allestire un penzolo di Kevlar o Mylar ad alto carico collegato alla cima attraverso un maniglione a forma di U in acciaio zincato.
Le caratteristiche di buon cavo d’ormeggio
Il primo fattore di assoluta importanza è l’elasticità. I cavi d’ormeggio devono essere infatti sufficientemente elastici in modo da assorbire le sollecitazioni indotte da vento e moto ondoso evitando che le stesse vengano scaricate sull’imbarcazione. Che cosa determina l’elasticità? Un cavo si definisce elastico quando al cessare delle condizioni che ne determinano l’allungamento questo ritorna nelle dimensioni originali. Quando l’allungamento supera le proprietà elastiche del materiale, ossia i suoi limiti meccanici, ne risulta irrimediabilmente compromesso.
Uno dei materiali più elastici e ideali per l’ormeggio è il Nylon (fibra poliammidica) il cui allungamento arriva al 30-40 per cento. Il poliestere (Dacron, Tergal, etc.) arriva invece al 10-15 per cento di allungamento, mentre cavi ad alta densità come lo Spectra o il Dyneema hanno un basso allungamento che non supera il 5 per cento e infatti non possono essere utilizzati ma sono ideali per le drizze delle vele.
Cime versatili, dissipatori di energia e nodi
Il mercato offre anche cime confezionate con anima in poliammide e calza in poliestere che uniscono buona elasticità e ottima resistenza all’abrasione. Un accessorio complementare che può compensare la ridotta elasticità di un cavo d’ormeggio sono i dissipatori di energia, a molla o in materiali gommosi, che in genere aumentano il comfort dell’equipaggio e riducono le sollecitazioni del moto ondoso.
Nota importante: sui cavi d’ormeggio è bene evitare fare nodi di congiunzione che fanno perdere una gran parte del carico di rottura del cavo stesso. Un nodo semplice, giusto per fare un esempio, è in grado di ridurre del 50 per cento la resistenza al carico di una cima.
Come dimensionare i cavi d’ormeggio
Un’altro fattore importante per la scelta del cavo di ormeggio oltre all’elasticità è il diametro. Facciamo qualche esempio. Per una barca di 12 metri un cavo di ormeggio in Nylon dovrebbe essere di 14-16 mm di diametro; mentre un cavo di poliestere può arrivare a 16-18 mm. Per un cabinato di 16 metri invece nel primo se in nylon deve avere un diametro di 18-20 mm, se in poliestere di 20 -22 mm. Una vecchia regola marinaresca dice che alla cima di prua e a quella di poppa si dovrebbe poter appendere la barca; quindi il diametro e il relativo carico di rottura del cavo non dovrebbe essere inferiore al suo dislocamento.
Un ultimo parametro da considerare per un ormeggio efficiente e sicuro è la lunghezza e il numero di cavi da imbarcare. Ci sono alcune regole che vanno rispettate: Le cime di poppa e quelle di prua dovrebbero essere lunghe due volte il baglio massimo della barca. Gli spring invece dovrebbero essere lunghi almeno quanto la lunghezza fuori tutto dello scafo, mentre i traversini possono essere lunghi quanto il baglio massimo. Poca cima, poco marinaio, il vecchio detto è sempre valido. Per allestire un ormeggio completo e sicuro è necessaria una quantità di cavo pari a 3,5 volte la lunghezza fuori tutto dello scafo.
Cime riciclate per l’ormeggio: un errore grave
Valutati attentamente questi parametri, la scelta non può che essere efficace. Una sola raccomandazione: ai cavi d’ormeggio affidiamo la sicurezza della barca e dell’equipaggio. Troppo spesso si vedono armatori non prestare la giusta attenzione a questi preziosi accessori di bordo e che per risparmiare utilizzano vecchie cime riciclate; magari non concepite per questo scopo quindi senza le importanti caratteristiche meccaniche che abbiamo visto e soprattutto usurate. Si tratta di comportamenti da veri e propri incoscienti e del tutto estranei al bagaglio di cultura del vero marinaio.