Violoncellista e direttore d’orchestra, Roberto Soldatini 11 anni fa ha deciso di allargare i suoi orizzonti. Ha venduto casa per comprarsi una barca a vela. Ora naviga in solitario felice tra onde, note e delfini.
La noia della routine colpisce anche chi nella vita fa un mestiere interessante, artistico e prestigioso. Così è successo a Roberto Soldatini. La passione per il violoncello e per la composizione l’hanno portato a diventare un ambizioso direttore d’orchestra. Ma quella vita, per lui così ripetitiva, non lo soddisfaceva. Allora dieci anni fa ha deciso di vendere la sua casa e acquistare una barca a vela, per trasformarla in una nuova opportunità e adattare il lavoro alle sue esigenze.
Grazie a un incontro fortuito e si è ritrovato proprietario di uno yacht a vela. È accaduto tutto in pochi giorni. La barca, un Moody 44, era di proprietà di una vedova inglese e per comprarla Roberto aveva dovuto mettere in vendita la sua casa romana. Ma come nelle più classiche commedie romantiche la signora inglese si è innamorata della casa e così la barca è stata permutata con l’abitazione. La Denecia, questo il nome dell’imbarcazione, da 11 anni è la sua unica dimora.
Vivere in barca è tornare nella natura
“Mi sembrava di recitare sempre la stessa parte, un rischio facile soprattutto per chi segue la carriera artistica – racconta Roberto Soldatini – Volevo tornare a una vita legata all’essenziale. Vivere in barca dà questa opportunità perché sei costretto a ridurre le tue esigenze. E poi rappresenta un ritorno alla natura e un desiderio di libertà facilissimo da realizzare perché basta alzare le vele e cambiare porto”.
Il suo primo viaggio con Denecia aveva come tappa Istanbul. Alcuni suoi amici tedeschi erano intenzionati a raggiungerla in bicicletta per poi raccontare l’avventura in un libro. Così Roberto sostenuto dal padre, ha deciso di realizzare il tragitto via mare. Ma poi suo padre si è ammalato e ha voluto intraprendere quella rotta da solo, dedicandola proprio a lui. Ha percorso più di 30.000 miglia in solitario tra Italia, Grecia, Albania, Montenegro, Croazia e Slovenia.
Suonare in mezzo al mare non ha prezzo
“Non tornerei mai indietro racconta Roberto – è meraviglioso essere cullato dalle onde del mare, sorseggiare un aperitivo circondato da gabbiani e suonare il violoncello in compagnia dei delfini. Un giorno il sole stava tramontando e regalava al cielo intense sfumature rossastre. Io eseguivo il brano Il cigno di Camille Saint-Saéns e in controluce ho visto arrivare alcuni delfini. Hanno attorniato la barca e, per timore che scappassero via, ho continuato a suonare: un’emozione unica”.
Naturalmente vivendo ora in barca Roberto Soldatini ha cambiato anche il suo approccio al lavoro. “Mentre normalmente la scelta di un posto in cui vivere è dettato dal lavoro, adesso è esattamente il contrario: scelgo il posto in cui lavorare in base al porto in cui voglio vivere. Quest’anno ero il primo in graduatoria per i trasferimenti in conservatorio e c’erano Napoli e Roma disponibili, due cattedre molto prestigiose. Ma la carriera non mi interessa più e tra le scelte c’era il Piccinni di Bari: è al Sud, c’è il sole, la gente è socievole e vicino c’è il porto di Trani, la perla dell’Adriatico, la cui Lega Navale mi ospita. È un posto straordinario per vivere in barca, per il grande rapporto tra il porto e la città. La città letteralmente abbraccia il porto e la sua vita si sviluppa tutta intorno”.
La vela ci insegna a rallentare: una grande filosofia
Non solo, ma anche il modo di suonare di Roberto in tutti questi anni passati navigando è profondamente cambiato. “Il mare ha dato una nuova linfa alla mia ispirazione e mi ha portato a scrivere quattro libri e un concerto. Questa lentezza del muoversi, tipica della navigazione, l’ho trasferita nella musica e rallentando l’esecuzione musicale di tante opere che conoscevo mi sono accorto di tutte le sfumature che il compositore ha voluto mettere in un pezzo. Oggi invece c’è la tendenza a correre, nella vita come nella musica. Ho riscoperto in una maniera nuova quello che ho studiato per tutta la vita”.