Circondata e immersa nell’acqua, con un passato legato ai viaggi per mare e alla tradizione navale, l’Olanda è un paese che vanta un rapporto privilegiato con la nautica.
Circondato completamente dall’acqua, il territorio olandese vanta una lunga tradizione nautica che ha contribuito nei secoli in larga misura all’evoluzione dell’arte navale. Popolo di pescatori, mercanti, ammiragli e pirati, costretti da un lato a fare i conti con l’impetuoso Mare del Nord e dall’altro con la fitta rete di canali dell’entroterra, stretti e dal basso pescaggio, gli olandesi avevano sviluppato già nel Medioevo un’eccellente fama come maestri d’ascia. Le loro imbarcazioni tipiche, come il vlieboot, il fluyt o lo jol, hanno fatto scuola per le eccezionali doti marine e la grande manovrabilità.
L’esperienza e le conoscenze navali degli olandesi peraltro non si limitavano ai soli scafi, ma comprendevano anche le manovre, l’alberatura e le vele delle imbarcazioni, sulle quali intervennero con lungimiranti migliorie.
Popolo di marinai, viaggiatori e cartografi
Anche per la posizione geografica, al centro della Vecchia Europa, strategico crocevia delle rotte oceaniche, la marineria olandese raggiunse il periodo di massimo splendore tra il 1580 e il 1740. È questa l’epoca in cui nacque la celebre Compagnia Olandese delle Indie Orientali e Occidentali che con la sua flotta di 1.500 Clipper conquistò la supremazia nei traffici commerciali in India, Indonesia, Giappone e Cina, alla ricerca di spezie e altri beni esotici.
Dall’Olanda in quegli anni partivano grandi esplorazioni in oceano Pacifico e vennero scoperte la Nuova Olanda (poi ribattezzata Australia), la Nuova Zelanda, le Figi e molte altre terre fino all’isola di Pasqua, denominata cosí da Jacob Roggeveen, perché vi giunse la domenica di Pasqua del 1722. In Atlantico venne colonizzato il Sud Africa all’altezza del Capo di Buona Speranza, mentre il navigatore Willem Barents cercava un passaggio a Nord Est tra i ghiacci del Polo. Viaggi avventurosi da cui si sviluppò anche un’importante scuola di cartografia olandese che ha visto in Petrus Plancius, Willem Blaeu, Johannes Janssonius, Rainer Gemma Frisio, alcuni dei suoi esponenti più illustri.
Tanti termini dello yachting nascono qui
Data la grande espansione coloniale in Oriente, Africa e America, non può stupire che i toponimi olandesi siano numerosi nel mondo: tra questi il piú celebre è probabilmente Capo Horn, che trae il nome dalla città olandese di Hoorn dove era nato Willem Schouten, il navigatore che lo scoprì nel 1616.
In una terra che vanta un rapporto così profondo con il mare e la navigazione, è altrettanto forte il legame con la vela. All’Olanda si deve tra l’altro l’origine del termine yacht: fra le principali prede delle scorrerie piratesche tra il Seicento e Settecento c’erano infatti i navigli olandesi che spostavano merci di valore fra i Paesi Bassi e le proprie colonie. Per rispondere a tali minacce gli olandesi svilupparono dei velieri veloci e agili chiamati “jachtschip” (dall’olandese jacht, che significa cercare, cacciare, perseguire) che avevano il compito di inseguire e catturare i vascelli pirata. Anche altri termini velici hanno origine olandese, per esempio babordo da “bakboord” (lato del dorso), tribordo da “stierboord” (lato del timone), bolina da “boelijn” (cavo di prua), boma da “boom” (“albero”) e cambusa da “kombuis” (cucina).
Un olandese su quattro è armatore
D’altra parte in un paese come l’Olanda circondato, o meglio “immerso” nell’acqua, la nautica da diporto non può che essere largamente diffusa. Lungo le sue coste di 451 chilometri e attraverso i 4.400 chilometri di canali fluviali e laghi dell’entroterra, per gli olandesi spostarsi navigando è quasi più facile che con qualsiasi altro mezzo via terra. Non è un caso infatti la flotta nazionale d’imbarcazioni da diporto conta circa 250.000 imbarcazioni, di cui 150.000 sono a vela e al di sopra dei 7 metri. Secondo le stime ufficiali circa un olandese su 4 possiede una barca. Merito anche di una burocrazia nautica ridotta all’osso, una tassazione tutt’altro che esosa e costi di ormeggio contenuti.
Tanti circoli velici e poca burocrazia
Anche per la patente nautica, secondo una filosofia prettamente nordica, esiste un regime maggiormente improntato all’esperienza e al buon senso, piuttosto che all’ottenimento di titoli e brevetti: per condurre tutte le imbarcazioni a vela da diporto fino a 15 metri di lunghezza o comunque incapaci di superare gli 11 nodi non serve nessuna patente; superati invece questi parametri, ci sono due tipi di patente, una valida solo per i canali, i laghi e tutte le acque interne e l’altra valida per il mare aperto, senza limiti dalla costa. I Paesi Bassi contano 160 circoli velici e circa 600 marina turistici, di cui più della metà offrono la possibilità di mettere a terra le imbarcazioni nei mesi invernali.
Punto di riferimento per tutti i diportisti è la Federazione Reale Olandese Sport Acquatici (Koninklijk Nederlands Watersportverbond) con sede a Utrecht che rappresenta circa 500 associazioni della nautica da diporto, tra cui l’Associazione Olandese Velisti Ricreativi, l’Associazione Olandese Velisti Sottocosta e la Fondazione Olandese Nautica da Diporto.