La flotta dei nuovi Imoca 60 si prepara ad affrontare il Vendée Globe del 2024 e molti skipper hanno appena varato le barche. Un’occasione preziosa per verificare le nuove tendenze di progettisti e cantieri.
Come saranno i nuovi Imoca 60? Le regate oceaniche hanno visto negli ultimi anni un’evoluzione clamorosa in fatto di progettazione, soluzioni tecniche e design. Vale anche per la più dura e prestigiosa di tutte: il Vendée Globe, giro del mondo in solitario con partenza e arrivo in Francia. Per la prossima edizione della regata, in programma nel 2024, tutti gli skipper solitari si preparano a mettere in acqua le nuove barche e qualcuno ha già varato la sua nelle acque di Lorient.
Tra questi Maxime Sorel con “VandB”, Kevin Escoffier con il nuovo “Prb”, Jérémie Beyou con “Charal 2”, Boris Herrmann con “Malizia Sea Explorer”, nonché Samantha Davies con “Initiative Coeur”.
Imoca 60: ecco le novità in fatto di design
Le immagini dei nuovi scafi sono una vetrina importante per capire quali sono le scelte di progettisti e navigatori per affrontare gli oceani alle basse latitudini sulla rotta del giro del mondo. Regate come il Vendée Globe sono infatti da sempre veri e propri laboratori sperimentali di innovazioni e forme originali. E come sempre anche questa volta non mancano sorprese.
Prua, punto nevralgico della barca
La vera novità a livello di tendenze riguarda la prua degli Imoca 60. Da sempre infatti questa parte della barca ha rappresentato il tallone d’Achille dei vecchi Imoca 60. Il problema sono infatti le pericolose ingavonate quando lo scafo frena all’improvviso, passando brutalmente da velocità di 25-30 nodi a 5-10 nodi. In questi casi è come se la barca inciampasse sulla prua con il grave rischio di disalberare e comunque provocare danni al rigging. Il problema dovrebbe essere risolto grazie alle nuove prue veramente alte sull’acqua. Presentano questa foggia quasi tutte le nuove barche varate, ad eccezione di “Prb” e di “VandB”,
La prua alta, sommata alla ridotta lunghezza al galleggiamento, nelle andature di bolina farà certamente diminuire le prestazioni di questi Imoca 60, ma in poppa daranno un grande vantaggio. La barca infatti tenderà a non immergere il “naso” o comunque a farlo molto meno.
Si gioca tutto nella forma dei foil
Altro punto nevralgico dove si sfidano studi di progettazione, skipper e cantieri sono i foil, ormai strutturali in tutti i nuovi monotipi. Sfruttare queste lunghe appendici che fanno sollevare la barca riducendo l’attrito e aumentando la velocità piace a tutti, ma la vera sfida si gioca a livello di forme.
Gli Imoca che saranno schierati al via del prossimo Vendée Globe chi più, chi meno, intanto mostrano dei foil ancora più grandi del passato. Tuttavia, dimensioni a parte, sono evidenti alcune differenze. In alcuni casi i foil hanno una classica forma a “L” con la variante di un angolo piuttosto morbido. Una soluzione che offre una maggiore spinta verticale e capacità di raddrizzamento. Il punto debole è che tali appendici non possono essere completamente ritratti quando la situazione lo richiede, per esempio in caso di mare formato, vento forte e maltempo.
La Route du Rhum, un ottimo test
Per arginare il problema la navigatrice britannica Samantah Davies ha puntato su un’opzione diversa. Il suo “Initiative Coeur” mostra infatti dei foil a “C” che richiamano per certi versi quelli adottati dal suo connazionale Alex Thompson sul suo Hugo Boss.
La prima prova del nove per i nuovi Imoca 60, prima del giro del mondo, sarà il difficile percorso della prossima Route du Rhum, traversata atlantica con partenza da Saint Malo, Francia, e arrivo ai Caraibi. Un ottimo test per mettere a punto le nuove soluzioni, testarle in un campo reale e verificarne l’effettivo potenziale.