Su molti monotipi per le regate oceaniche ormai da qualche anno si utilizzano speciali stopper realizzati con fibre tessili ad alto carico. I vantaggi sono prestazioni massime, peso ridotto, come ci spiega il navigatore e sailing coach Luca Sabiu.
Le barche a vela e le loro attrezzature cambiano nel tempo. Si punta sempre più alla performance, al peso e alla semplicità d’utilizzo. Oggi voglio parlarvi di una delle attrezzature che usiamo di più in barca, ossia gli stopper. Lo stopper a bordo di una barca a vela assicura due funzioni. Innanzitutto permette di bloccare e poi di liberare la tensione sulla cima che viene cazzata con l’aiuto di un winch. Dopodiché lo stopper assicura il mantenimento della forza e dei carichi in gioco senza allentare la cima.
Nei miei corsi, rischiando di essere ripetitivo con gli allievi, sono molto scrupoloso e tassativo sull’argomento. Lavoro molto sulla gestione dei carichi ed esigo winch sempre ben gestiti e stopper scarichi dalla tensione ogni qualvolta sia possibile perché la forza esercitata sulla calza della cima da uno stopper in trazione è davvero spaventosa. Il tutto richiede massima attenzione.
Come si è evoluto lo stopper nel tempo
Nel tempo gli stopper si sono evoluti. I primi modelli erano delle ganasce infernali che bloccavano le cime e purtroppo spesso distruggevano le calze stesse. Me li ricordo posizionati sotto il boma per prendere le mani di terzaroli. Nel tempo poi si sono migliorate le camme, fino ad arrivare agli ultimi modelli con una frizione “soft grip” che salvaguarda la cima, ma con dei costi e ingombri davvero importanti perché si è capito che bisognava “abbracciare” più centimetri di cima possibile. E quindi inevitabilmente si è cresciuti nella misura totale del prodotto.
Capita così anche in altre discipline sportive. In Formula 1, per esempio, è stata fatta tanta ricerca e innovazione di cui poi nel tempo abbiamo goduto tutti i benefici anche sulle nostre auto di uso comune. Pensate solo ai sistemi frenanti oppure ai cambi sequenziali. Anche sulle barche da regata la ricerca è andata avanti.
Le barche da regata quali stopper usano?
Nelle regate oceaniche l’attrezzatura deve avere requisiti importanti: il peso, la robustezza e affidabilità, la necessita di occupare meno spazio possibile a bordo e avere una facilità d’utilizzo. Questi sono i principali requisiti dai quali non si può scappare. Le regate di questo tipo infatti sono molto lunghe, l’usura è continua, le attrezzature sono sollecitate a livelli estremi e quindi è importante un grande lavoro di studio e ricerca.
Tutti questi requisiti sono i punti forti dei nuovi “stopper tessili” che si chiamano “constrictor”, come il famoso serpente Boa. Sì, avete capito bene, si tratta di stopper tessili, ma scopriamoli meglio.
L’ultimo ritrovato: lo stopper “constrictor”
Il sistema Constrictor® diversamente dagli stopper convenzionali non “morde” la cima tra ganascia e basetta metallica. Ma contiene saldamente la cima in una calza di Tecnora lunga anche 50 centimetri che a sua volta è fissata a una basetta di ancoraggio in coperta. La cima può scorrere all’interno della calza in una direzione, ma viene afferrata istantaneamente all’interno della calza quando corre nella direzione opposta e può raggiungere una forza di tenuta della cima equivalente alla resistenza alla rottura della cima che trattiene. Questo effetto costrittore, brevettato da Cousin Trestec, fornisce una forza di tenuta crescente all’aumentare del carico.
I vantaggi dello stopper in tessile
Il sistema può inoltre essere facilmente rilasciato manualmente sotto carico tirando un piccolo cimino di Dyneema® con una pallina colorata che identificherà la manovra e il gioco è fatto. Ma c’è di più: il sistema può essere adattato anche per il rilascio remoto. Insomma geniale.
- Leggerezza: 1/3 del peso di un normale stopper;
- Dimensioni: la basetta è molto più piccola di in qualsiasi stopper e la calza di Tecnora ha l’ingombro della cima stessa che trattiene:
- Rilascio sotto carico: facile, efficiente e sicuro
- Posizionamento: ha il grande vantaggio che può lavorare anche da remoto, ossia lontano dal pozzetto e qui avremo solo il cimino per il rilascio;
- Tenuta: maggiore è la tensione, più efficace è il blocco, tenuta quindi crescente all’aumentare del carico;
- Adattabilità: è possibile montarlo anche su vecchi fori degli stopper senza ulteriori buchi in coperta.
Questa attrezzatura ormai presente sugli Imoca, sui Mini 6,50 e sui Class 40. E sicuramente tra qualche anno la troveremo anche su quelle barche di serie che ricercano dettagli particolari. Quindi conoscerle diventa importante.
Molto interessante!