L’industria nautica italiana nel 2020 più forte del Covid

Secondo uno studio appena pubblicato e condotto dall’Ufficio studi di Confindustria Nautica, l’Italia si conferma il primo paese al mondo per gli ordini di super yachts e nel 2020 l’industria nautica chiude il bilancio con un fatturato di 4,8 miliardi di euro.

Il settore dei super yachts è il vero traino dell’industria nautica italiana. Complici le maestranze artigiane, i cantieri blasonati, gli architetti navali raffinati, nonché il gusto e lo stile inconfondibile del Made in Italy, le barche italiane di lusso sono sempre le più apprezzate al mondo. Così il nostro paese anche nel 2021 si conferma leader a livello mondiale nel mercato dei super yachts, quelli sopra ai 24 metri per intenderci.

Con circa 407 yachts in costruzione su un totale globale di 821 l’industria nautica italiana detiene il maggior numero di commesse registrato dal 2009 aggiudicandosi quasi metà (49,6%) degli ordini mondiali. Un trend assolutamente positivo che segna una crescita di 9 unità (0,3%) rispetto al 2020, con un distacco notevole rispetto ai secondi e terzi paesi in classifica, rispettivamente Turchia e Paesi Bassi, fermi a 76 e 74 ordini.

Nel 2020 il fatturato ha replicato i dati del 2019

A snocciolare questi formidabili dati del Global Order Book è la terza edizione, pubblicata alla fine dello scorso febbraio, di Monitor, ossia il rapporto statistico realizzato dall’Ufficio studi di Confindustria Nautica con la collaborazione di Fondazione Edison e Assilea e il patrocinio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che analizza i dati dell’industria nautica italiana.

In generale l’industria nautica italiana, secondo l’indagine condotta dall’Ufficio studi di Confindustria Nautica, chiude il 2020 con un fatturato globale in linea con il 2019 e che si attesta sui 4,8 miliardi di euro totali. Non così brillanti i numeri per quanto riguarda invece il turismo nautico del Belpaese, innegabilmente condizionato dai limiti imposti dal Covid-19 e dall’emergenza sanitaria che hanno penalizzato in maniera importante agli spostamenti internazionali. Ad essere mancati sono stati soprattutto i diportisti provenienti dai paesi extra UE a prenotare vacanze in barca e charter nel Mediterraneo: basta pensare che il charter nautico ha registrato una riduzione di fatturato pari all’82 per cento.

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Industria nautica

Industria nautica: più penalizzato il turismo marittimo

Il Coronavirus per quanto pesante da sostenere per l’economia generale italiana sul versante nautico per l’anno in corso che si chiuderà a settembre, non è stato poi così catastrofico: nel settore delle unità da diporto oltre due imprese su tre dell’industria indicano una crescita e solo il 7% una leggera contrazione. Per quanto riguarda invece il comparto dedicato agli accessori, le attrezzature nautiche e soprattutto i sistemi di propulsione, il 41% delle aziende prevede una crescita e il 49% una certa dose di stabilità. Dopo la contrazione dell’anno scorso si registra più ottimismo anche nel charter e nelle attività legate al turismo nautico: gli operatori del settore si aspettano infatti un buon 44% di crescita e almeno il 50% di stabilità.

“Monitor offre un quadro puntuale dello stato di salute del mercato nautico italiano- ha detto il presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi – consideriamo un valore fondamentale sostenere gli imprenditori del settore, consentendo loro di operare con piena consapevolezza di dati e tendenze, a maggior ragione in un periodo di grande complessità come quello che stiamo vivendo”.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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