Desk di controllo con funzioni touch, sensori integrati, telecamere, domotica e gestione degli impianti in remoto. Le barche del futuro saranno sempre più intelligenti secondo Garmin, azienda hi-tech statunitense con un giro di affari da 5 miliardi di euro.
Navigazione digitale. Secondo l’iconografia classica a bordo di una barca c’è lo skipper che conduce la barca con i capelli al vento e le mani ben salde sul timone. Al suo fianco il marinaio che si muove in coperta seguendo i suoi ordini. Roba del passato ormai, visto che le barche ormai si pilotano in remoto e attraccano in banchina grazie a telecamere e monitor da cui osservare la manovra in diretta.
Siamo già nel futuro digitale della navigazione che vede schierato in prima fila Garmin, multinazionale americana hi-tech con 19.000 dipendenti nel mondo e un volume di affari di d’affari di 5 miliardi di euro. «Oggi puntiamo sull’integrazione della strumentazione elettronica – spiega il sales manager Italia Carlo Brevini – Se un display a casa o sul lavoro consente di lavorare e vedere contenuti, lo stesso deve avvenire nella nautica dove abbiamo il desk di controllo con tutte le funzioni touch”.
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Barche sempre più simili alle auto
Chi sale a bordo di un moderno cabinato ha a disposizione su schermo la cartografia, lo stato dei motori, lo scanner che ricrea il fondale in 3d, molto utile quando ci si vuole avvicinare a una baia o a una caletta. Ma si possono gestire anche le luci subacquee o le telecamere che permettono la visuale esterna durante le manovre di attracco. C’è addirittura la cosiddetta visione “bird eye”, ossia dall’alto per monitorare a 360 gradi tutti i movimenti della barca. Un po’ come avviene nelle automobili che aiutano il driver durante il parcheggio grazie a sensori. Bastano 6 telecamere in acciaio a basso profilo collocate sulla carena e sui bordi liberi della barca, le quali a loro volto sono integrate da un sensore elettronico di distanza che restituisce quanto manca in metri dalla banchina per ormeggiare in totale sicurezza.
Il desk di controllo con funzioni touch inoltre consente di gestire e rendere più agevole non solo la navigazione, ma anche la vita a bordo. Con la domotica, infatti, è possibile regolare la temperatura degli ambienti interni, l’aria condizionata, avviare le pompe di sentina, controllare i livelli dei serbatoi e accendere il frigo. Il tutto si può fare anche da remoto con tablet o telefonino. In questo modo un armatore in partenza dall’aeroporto di Fiumicino, può attivare per esempio il frigo un’ora prima così che, una volta sbarcato in Sardegna e arrivato in darsena, può trovare il fresco necessario per conservare gli alimenti.
Con i display di Garmin si possono inoltre osservare le cartografie di Navionics e programmare musica o video con Fusion: entrambi i marchi sono stati acquisiti recentemente dall’azienda statunitense.
E le nostre scuole nautiche, complici poi i “soliti ignoti” che piuttosto che cambiare alcune regole e rivedere gli esami si sparerebbero ad un piede, continuano a propinare letture di carte nautiche con il Grattacielo di Talamone e improvvise correnti di marea che ci spingono verso l’Elba invece di insegnare come usare basicamente gli strumenti nautici che troviamo sulle barche. Il risultato? Che magari so cartografare e usare il sestante, ma quando mi si mette davanti un GPS un po’ completo o una cartografia su Micor SD vado in palla.
A me è successo dopo aver tentato l’esame per la patnete oltre le 12 miglia (fallito e presa poi pantente internazionale): alla prima barca acquistata (un Morgan di 41 piedi) mi sono reso conto che non sapevo assolutamente programmare la rotta sullo strumento cartografico e nemmeno usare correttamente il pilota automatico. Pero’ sapevo usare il sestante (bella soddisfazione eh?). Mi ci sono voluti una 15ina di giorni di navigazione per venire a capo di tutto e padroneggiare l’attrezzatura in maniera basilare. Ringrazio per questo l’esame di pantente nautica italiano che, ancora, dopo 30 anni, ripete le stesse nozioni vecchie e desuete come un mantra senza sapersi adeguare alla tecnologia degli ultimi 30 anni. Ce la faranno? Ai posteri l’ardua sentenza.