Il gruppo canadese BRP proprietario del celebre marchio di fuoribordo marini ha deciso il 27 maggio scorso di fermare definitivamente la produzione. L’azienda si concentrerà su barche e moto d’acqua, ma assicura che i possessori di un motore Evinrude saranno assistiti nella fornitura dei pezzi di ricambio e nelle garanzie sottoscritte.
Sarà difficile nel prossimo futuro vedere un fuoribordo Evinrude che spinge a tutta velocità una barca o un gommone. Lo storico marchio canadese, tra i leader mondiali nel mercato dei fuoribordo chiude i battenti. Ad annunciarlo è stato in una nota stampa BRP, il gruppo proprietario dell’azienda che ha spiegato in parte le ragioni di una scelta così clamorosa ed evidenziato le strategie economiche del marchio per le stagioni a venire, compresa la riconversione degli attuali stabilimenti produttivi.
Nulla è stato chiarito sulle conseguenze di questa inversione di rotta per i circa 650 dipendenti dell’azienda a livello globale. C’è chi dice che lo stato di crisi di Evinrude era già era già nell’aria da alcuni mesi, ma la notizia in realtà ha colto tutti di sorpresa.
Cause crisi Evinrude: Covid-19 e forte concorrenza
“Il nostro business dei motori fuoribordo è stato fortemente influenzato dal Covid-19, obbligandoci a interrompere immediatamente la produzione dei nostri motori fuoribordo – ha dichiarato José Boisjoli, Presidente e CEO di BRP – questo settore, tuttavia, era già in difficoltà e l’attuale situazione del mercato ci ha indotto a prendere questa decisione. Concentreremo i nostri sforzi su nuove tecnologie innovative e sullo sviluppo delle nostre barche, dove continuiamo a vedere un grande potenziale di mercato”. BRP quindi non solo interrompe la produzione degli Evinrude E-Tec e E-Tec G2, ma anche di abbandonare definitivamente il business dei fuoribordo.
Nella nota di BRP si precisa, inoltre, che lo storico stabilimento americano di Sturtevant, nel Wisconsin, dove fino a ieri erano operative le linee di assemblaggio dei propulsori E-Tec G1 e G2, sarà riconvertito e destinato a nuovi progetti innovativi su cui l’azienda canadese sta lavorando.
Evinrude: diportisti tutelati, almeno sulla carta
La chiusura di Evinrude stravolge non solo le dinamiche interne all’azienda, con riorganizzazioni e licenziamenti, ma anche quelle della rete globale dei centri assistenza e dealer nel mondo che fra l’altro saranno quelli che dovranno rispondere direttamente alle perplessità dei clienti. Sulla questione tuttavia il gruppo canadese Brp assicura che chi possiede o ha appena acquistato un motore Evinrude sarà comunque sempre assistito nell’assistenza e nella fornitura dei pezzi di ricambio, nonché nelle formule di garanzia sottoscritte. L’azienda ha mandato un’email a tutti i rivenditori internazionali specificando che tutto quello che è stato prodotto, motori, componenti e pezzi di ricambio, verrà loro inviato, ma fino ad esaurimento scorte.
BRP posizionerà quindi il proprio business nautico nel segmento delle barche con marchi di proprietà, ambito in cui ha già siglato un accordo commerciale con Mercury Marine per la fornitura di motori in package. L’azienda ha infatti acquisito nel 2018 due cantieri americani: Alumacraft che produce barche da pesca in alluminio e Manitou che realizza pontoon boats, molto in voga oltreoceano, mentre nel 2019 ha acquistato il marchio australiano Telwater, produttore di open in alluminio. Prosegue senza interruzioni, invece, la produzione delle moto d’acqua Sea-Doo, dove c’è ancora molto mercato e meno concorrenza.
In futuro forse un motore rivoluzionario
Ma l’asso nella manica BRP se lo tiene per lanciare, in un tempo non meglio definito, una nuova generazione di motori con tecnologia molto innovativa, al momento definita Project Ghost, che ha allo studio da diverso tempo e che promette di rivoluzionare il settore della nautica. Tutto questo comporterà anche una riorganizzazione degli impianti produttivi con spostamenti delle linee di produzione da uno stabilimento all’altro e con la chiusura definitiva di alcuni siti.
Per quanto riguarda le imbarcazioni infatti è prevista una razionalizzazione dei siti produttivi con la chiusura di quello di Arkadelphia (Arkansas), mentre quello destinato alle barche in alluminio Alumacraft sarà spostato a St. Peter, nel Minnesota.
Finisce così un marchio glorioso cui si deve la nascita stessa dei fuoribordo prodotti in larga scala che dopo 112 anni di attività sembra destinato a uscire di scena. La speranza è che qualcuno in futuro riprenda il suo testimone, ma con l’aria che tira sul mercato c’è poco da scommetterci.
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