Durante la stagione estiva i traghetti intensificano la loro presenza in mare lungo rotte e scali che sono gli stessi dei diportisti. Aumenta quindi il rischio di possibili incroci e collisioni, come quella scampata per un pelo lo scorso 8 agosto dall’equipaggio della barca a vela Apache in prossimità dell’isola di Gorgona. Ecco le norme e i comportamenti da attuare nel caso di incontri ravvicinati con questi giganti del mare.
«Mi sono voltato e ho visto un grattacielo alle nostre spalle. Ho pensato: siamo morti. Solo grazie a una manovra incredibile siamo ancora tutti vivi». Ha ancora la voce che trema per lo spavento Luciano Mazzei, 76 anni, armatore del cabinato a vela Apache, mentre racconta la scampata collisione con il traghetto Moby Dada avvenuta nel pomeriggio dello scorso 8 agosto.
Lui e un equipaggio di 7 persone, compresi 3 bambini, erano partiti da Livorno intorno a mezzogiorno diretti all’isola di Capraia spinti da un bel vento di Maestrale 12-13 nodi. Quando navigavano in prossimità dell’isola di Gorgona l’imbarcazione a vela ha incrociato la nave. “Avevamo mura a dritta e pensavamo cambiasse direzione in modo da riuscire a passarci a una certa distanza – spiega Mazzei – invece ha proseguito nella medesima direzione, senza accorgersi di noi”.
Una manovra disperata ci ha salvati
Pochi minuti dopo il primo avvistamento quello che si sono trovati di fronte l’armatore e il suo equipaggio è un’immagine che nessun velista vorrebbe mai vedere. «Il traghetto – ricorda Luciano – era a poche centinaia di metri di distanza da noi. Cosa ho fatto? La sola cosa che potessi fare: una disperata manovra per allontanarci dalla sua rotta virando di circa 40 gradi. Poi la nave, resasi conto di quello che stava per accadere, ha virato a sua volta di 90 gradi sulla sua sinistra».
È grazie a queste due manovre che è stato possibile evitare la collisione che avrebbe avuto conseguenze tragiche per l’equipaggio a bordo della barca a vela. «La nave – spiega ancora Mazzei – ci è passata a circa 15-20 metri di distanza: un miracolo. Quello che non riesco a capire – prosegue – è come sia possibile che sulla plancia di comando nessuno si sia accorto prima della nostra presenza”.
Le norme per prevenire gli abbordi in mare
Durante la stagione estiva i traghetti per il trasporto di passeggeri intensificano le rotte e sono dirette negli stessi scali ricercati dai velisti. Non è raro dunque per i diportisti incrociare uno di questi titani del mare. Come fare ad evitare possibili collisioni? Chi conduce una barca, di qualsiasi tipo e lunghezza, deve ricordare che ci sono delle norme valide in tutto il mondo e indispensabili per navigare in sicurezza rispettando gli altri. Tali norme sono contenute nel “Regolamento Internazionale per Prevenire gli Abbordi in Mare”.
Secondo tale insieme di norme, rispetto alle precedenze in mare la barca a vela, per la sua stessa natura di scafo la cui propulsione è condizionata dall’intensità e dalla direzione dei venti, è “privilegiata” nei confronti delle imbarcazioni a motore. In generale dunque una barca a vela ha diritto di precedenza su qualsiasi unità a motore, anche se in caso di dubbio o di difficoltà, deve in ogni caso prevalere il buon senso da parte di chi sta al timone.
Traghetti in manovra, lenti e ingombranti
Questo diritto viene meno invece in caso di pescherecci intenti nella pesca, in caso di barca a motore che non governa o a manovrabilità limitata, o condizionata dal proprio pescaggio. Un’altra eccezione si ha nel caso in cui la barca a vela abbia una rotta raggiungente rispetto a quella a motore. In questo caso infatti ad avere la precedenza è sempre la barca raggiunta sia essa a vela o a motore.
Nel caso di un traghetto va considerato che queste navi mastodontiche hanno tempi e spazi di manovra a dir poco impressionanti. Solo per rendere l’idea un traghetto che viaggia a 16 nodi, la normale velocità di crociera per queste navi, per fermarsi occorrono 236 metri e un minuto e 12 secondi. Manovre che vanno quindi pianificate con un largo anticipo e pianificazione.
Rilevamento bussola, Vhf acceso e buon senso
In caso di incrocio con un traghetto a bordo di una imbarcazione da diporto andrebbe intanto effettuato il rilevamento bussola con il bersaglio per verificare il rischio di abbordaggio. Se questo non varia la collisione sarà inevitabile e occorre manovrare di conseguenza. Altra buona norma è tenere il Vhf acceso per dichiarare le proprie intenzioni e quelle dell’altra unità in modo da coordinare le azioni successive. Di notte accendere sempre le luci di navigazione e quelle di fonda se si è ormeggiati in baia. Infine è sempre imperativo informarsi sulle ordinanze delle Autorità Marittime locali che regolano la navigazione all’interno e in prossimità dei porti, porti canali e canali, dove esiste il traffico di traghetti. Tali norme di navigazione e di buon senso non sempre sono rispettate da chi va in mare per piacere e spesso con il loro comportamento imprudente rende la vita difficile ai traghetti.
Insomma queste navi, enormi, difficili da manovrare, soggette a rotte e tempi di navigazione obbligate e impegnate in un servizio di pubblica utilità, non vanno guardate come “mostri del mare” da parte dei diportisti, hanno a bordo personale addestrato e scrupoloso in termini di sicurezza in mare, esattamente come e probabilmente di più di chi veleggia o fa un trasferimento a motore per passare le vacanze. In mare c’è posto per tutti, basta rispettarsi e osservare le regole.