Dopo la recente morte del padre Roberto, Elena ed Elisabetta hanno smesso i panni di studentesse e hanno rilevato lo storico squero di famiglia, il cantiere Domenico Tramontin & figli con sede a Venezia. A fine giugno varano la loro prima gondola.
Per la fine di giugno una nuova gondola sarà varata e scivolerà lentamente dalla rampa dello storico cantiere Tramontin a Venezia per prendere la via dell’acqua e mescolarsi, nera e sinuosa, tra le imbarcazioni a remi che solcano la laguna. Quella gondola è speciale perché frutto di una bella scommessa che racconta una storia di rispetto, coraggio e ostinazione. Valori che rispecchiano due giovani sorelle, Elena ed Elisabetta, che dopo la morte del padre Roberto hanno deciso di prendere in gestione l’ultimo squero tradizionale della città con sede in rio di Ognissanti, vicino alle Zattere, che altrimenti rischiava la chiusura definitiva.
Così svestiti i panni delle studentesse modello, le due ragazze si sono reinventate artigiane per continuare la tradizione del cantiere Domenico Tramontin & figli, che dal 1884 ad oggi ha sfornato ben 3.500 gondole. Nella sua lunga storia è stato fornitore dei Reali Savoia, della Prefettura, del Comune di Venezia, della Questura e del Comando dei Carabinieri; è arrivato inoltre a esportare gondole in Europa, Australia e gli Stati Uniti.
Per ripartire ci siamo trasformate in artigiane
“Gli inizi sono stati difficili – racconta Elena – in alcuni momenti temevo di dover rinunciare, poi abbiamo stretto i denti, riunito un gruppo di lavoratori fidati, a partire da Marco Tamassia, che già seguiva mio padre, e siamo ripartite”. Il progetto completo verrà presentato al prossimo al Salone Nautico di Venezia assieme all’Associazione El Felze (che riunisce gli artigiani che contribuiscono alla costruzione della gondola) in cui le due sorelle spiegheranno tutti i segreti del lavoro di maestri d’ascia, portando anche gli attrezzi storici del mestiere di maestro.
“Quello di costruire gondole – spiega Elena – non era il futuro che progettavamo per noi ma è diventato un’occasione per metterci alla prova, per rendere omaggio alla memoria di nostro padre e contribuire a non far tramontare le gondole, vero simbolo di Venezia”. La gondola, ora in fase di lucidatura, è stata commissionata dopo la morte del padre nello squero da Marco Pellizzaro, detto “Bombo”, gondoliere dello stazio dell’hotel Danieli, che aveva ordinato una gondola a Roberto Tramonti. “Siamo in fase di dipintura dello scafo – dice soddisfatta Elena – mia sorella Elisabetta la sta facendo personalmente ed è alla terza mano”. Dal successo della nuova imbarcazione dipende molto del futuro della ditta. “Abbiamo avuto due richieste di preventivo – aggiunge – ma è chiaro che tutti vogliono vedere come viene la nostra prima creazione”. Elena ha le idee chiare sul lavoro del cantiere. “Nel ‘900 si faceva una gondola al mese ma già con mio padre – dice – ne facevamo una l’anno. Il nostro obiettivo realistico è di arrivare al massimo a due”.
Costruire gondole, un mestiere antico
Intanto il cantiere resta aperto al pubblico ed è visitato giornalmente da turisti, in larga parte stranieri, interessati ai segreti dei maestri d’ascia e soprattutto dagli studenti delle scuole elementari e medie. “Le domande dei ragazzi mi sorprendono sempre, non sono mai banali e scontate – racconta ancora Elena – mi sento domandare perché la gondola sia nera, quanto sia difficile portare avanti questo mestiere per due giovani donne in un mondo tutto a trazione maschile e quali tecniche si devono usare a seconda del legno scelto”.