Jean-Jacques Savin, un francese di 71 anni, sta compiendo la traversata atlantica a bordo di una capsula di legno di 2 per 3 metri. Un progetto un po’ folle ispirato dal libro “Naufragio volontario” con il quale il medico Alain Bombard negli Anni 50 voleva dimostrare come l’uomo può sopravvivere in mare anche per lunghi periodi.
Ci sono dei libri di mare che ti restano appiccicati dentro e non smettono di alimentare sogni e suggestioni anche per tutta la vita. Possono essere 20.000 leghe sotto i mari di Jules Verne, Cuore di tenebra di Joseph Conrad o La lunga rotta di Bernard Moitessier. Per il francese Jean-Jacques Savin, 71 anni, è stato il racconto di Alain Bombard “Naufragio volontario” a ispirarlo e mettergli la pulce per tentare un’impresa marinaresca tanto estrema quanto fuori dal comune: attraversare l’oceano Atlantico dentro una botte di legno.
“Ricordo che alla fine del libro, Bombard spiegava che una botte messa in acqua al largo delle isole Canarie ci metterebbe tre mesi per raggiungere i Caraibi. Ho sempre sognato di farlo. E dunque eccomi”, ha raccontato Savin prima di partire mercoledì 26 dicembre da El Hierro, alle isole Canarie.
Quanto può sopravvivere in mare un naufrago?
All’inizio degli Anni 50, colpito dalla tragedia dei naufragi (80.000 vittime l’anno in quel periodo), il medico francese Alain Bombard decise di effettuare un esperimento su sé stesso per testimoniare come il naufrago può sopravvivere grazie alle risorse del mare: a bordo di un canotto pneumatico, senza provviste, attraversò il Mediterraneo e l’Atlantico. Al suo ritorno scrisse Naufrago volontario (Magenes, 2003). Il mezzo che ha scelto Jean-Jacques Savin per compiere il grande salto atlantico è invece una botte, o meglio una capsula di compensato rivestita di resina di 3 metri di lunghezza e 2 di diametro.
“La capsula – ha spiegato Savin – è stata realizzata da un cantiere navale. La luce filtra attraverso una bolla di plexiglas (al posto del coperchio della botte) e quattro oblò. Il fondo è blindato. A bordo della botte ci sono un dissalatore per l’acqua, una riserva di alimenti liofilizzati, di pesce cotto e crudo che potrò cucinare su fornelli da campeggio e due anfore con dieci litri di vino”. Il tutto è progettato dallo stesso Savin che ritiene di portare a termine entro tre mesi il suo viaggio nell’Atlantico per un totale di 2.800 miglia marine.
Un’impresa estrema con valenze scientifiche
La botte sfrutterà le correnti oceaniche e dunque l’impresa di Savin e la rotta percorsa avranno anche una valenza scientifica, per questo il viaggio sarà monitorato da un equipe di oceanografi.
A sostenere Jean-Jacques Savin c’è tutta la città di Arès che lo ha soprannominato il “Diogene di Arcachon” perché come il filosofo greco Diogene di Sinope anche lui vivrà in una botte di legno. Ex paracadutista e abile nuotatore, Savin è uno che alle otto di mattina attraversa a nuoto il bacino di Arcachon e poi prosegue di corsa. Figurarsi se lo spaventa l’idea di galleggiare dentro una botte dalle Canarie fino ai Caraibi. “Non ho paura dell’isolamento”, ha spiegato. Possiamo credergli, anche se a fargli compagnia saranno sicuramente dei meravigliosi libri di mare.
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