Il piccolo arcipelago della Micronesia è la prima area al mondo in cui entra in vigore il bando. Un ecosistema marino unico che vuole conservarsi ed essere d’esempio ad altri. Nel 2021 Hawaii e la caraibica Bonaire seguiranno lo stesso esempio.
Le creme solari sono i nostri preziosi alleati quando stiamo in barca o in spiaggia per proteggerci dai raggi solari. Eppure non sono innocue per l’ambiente a causa delle numerose sostanze e agenti chimici che contengono e che mettono a repentaglio i pesci e la flora marina. Per questo dall’inizio del 2020 Palau, l’arcipelago della Micronesia ha definitivamente vietato l’uso di creme solari nel suo territorio dannose in particolare per le sue preziose barriere coralline.
Situato in pieno oceano Pacifico, a metà strada tra l’Australia e il Giappone e a circa 300 miglia a Est delle Filippine, l’arcipelago di Palau è uno dei più importanti santuari marini del pianeta universalmente riconosciuto per la ricchezza del suo ecosistema che rappresenta una delle mete più apprezzate per gli amanti del turismo subacqueo.
L’arcipelago di Palau, il primo a bandirle dal 2020
“Dobbiamo vivere nel rispetto dell’ambiente – ha dichiarato il presidente del piccolo stato Tommy Remengesau – perché questo è la culla della nostra stessa esistenza: non sopravviveremmo altrimenti”. Palau è formato da circa 340 isole e atolli, poco più di 450 chilometri quadrati di estensione terrestre per meno di 20.000 abitanti, ma il numero di turisti annui che frequenta la zona eccede di dieci volte la popolazione. Da qui l’emergenza di preservare questo delicato ambiente unico al mondo. “Siamo il primo Paese a vietare l’uso dei solari – ha detto ancora il presidente – e faremo tutto il possibile perché questo si sappia. Nella speranza che qualche altro governo ci segua”.
Il divieto alle creme solari è stato deciso dal governo di Palau lo scorso novembre e messo in atto a tempo record. Comprende tutti quei prodotti che costituiscono un filtro di protezione dai raggi Uv ritenuti dannosi per gli oceani per i quali sarà bandito l’uso e la vendita. Chi violerà il divieto potrà essere sanzionato con multe fino a 1.000 dollari. L’arcipelago micronesiano non è l’unica area a forte presenza corallina ad avere preso in considerazione restrizioni nell’uso di creme e olii solari. Le isole Hawaii e l’isola caraibica di Bonaire hanno già votato il veto, destinato a entrare in vigore nel 2021.
Gli agenti tossici nelle creme solari
Ma quali sono gli agenti chimici contenuti nelle creme solari che mettono a rischio il mare e i suoi abitanti? Tra gli altri le ricerche scientifiche hanno individuato l’oxybenzone (BP-3 o BZ-3), l’octyl-metossicinnamato (OMC), il metilbenzilidene canfora (4-MBC), il benzilidene canfora (3-BC), l’avobenzone, l’ecamsule e l’octocrylene. Tali componenti chimici sono i responsabili della diminuzione della quantità di fitoplancton, elemento fondamentale per la catena alimentare nel mare e nell’oceano. Ma soprattutto contribuiscono anche alla degradazione e allo sbiancamento del corallo, poiché innescano un virus che ha effetti drammatici sulla biodiversità e sul funzionamento degli ecosistemi delle barriere. A questi composti tossici va aggiunto inoltre il biossido di titanio, soprattutto per quanto riguarda i prodotti spray, in quanto potrebbe essere inalato e ha un alto potenziale cancerogeno.
L’alternativa: vestiti ed esposizione intelligente
Si stima che ogni anno vengano diffusi negli oceani 25.000 tonnellate di creme e olii solari, di cui 4.000 vengono assorbiti dalle barriere coralline. Se si considera che la vendita dei prodotti solari è in costante vendita con un aumento del 7 per cento ogni anno è difficile pensare che il pericolo possa rientrare.
Come fare, dunque, per proteggere anche l’ambiente, insieme alla nostra pelle? Il primo consiglio è quello di leggere con attenzione la composizione chimica dei prodotti e delle creme solari che intendiamo acquistare e cercare di evitare quelli in cui sono presenti tali composti e ingredienti. Basterebbe scegliere una valida alternativa, come i prodotti solari privi di sostanze dannose. La migliore protezione dai raggi Uv resta in ogni caso l’abbigliamento e l’esposizione al sole in fasce orarie ben precise, quando il sole non è pericoloso. Certamente i cappelli sono un’ottima scelta, ma anche i vestiti possono essere di grande aiuto. Non tutti i tessuti, però, offrono lo stesso tipo di protezione, che dipende dalla porosità, dal colore e dallo spessore. Cotone e lino hanno un fattore di protezione inferiore alla lana e ad alcuni tipi di poliestere. Privilegiare poi i colori scuri che proteggono molto meglio di quelli chiari.