Come essere mamma, lavorare in barca e girare il mondo

Erin Casey, 41 anni originaria di Sydney, nel 2016 dopo aver visto un documentario sulla velista Laura Dekker ha convinto suo marito e i suoi tre figli a trasferirsi a vivere a bordo di una barca a vela e girare il mondo.

Si può essere una mamma di tre figli, gestire un’agenzia di pubbliche relazioni e vivere felicemente in barca a vela girando il mondo? A quanto pare Erin Casey, un’australiana di 41 anni, ci riesce benissimo. Originaria di Sydney nel 2016 dopo avere visto il tv il documentario “Maidentrip” sul giro del mondo della giovane Laura Dekker, ha convinto suo marito Dave a cambiare la vita, trasferirsi su una barca a vela insieme ai loro tre figli e navigare verso le destinazioni più belle.

All’epoca però Erin e suo marito non erano in grado di mollare tutto all’improvviso e partire per l’avventura di una vita. Avevano un mutuo da pagare e tre bambini sotto i 6 anni. “Abbiamo calcolato quanti soldi ci sarebbero serviti per comprare una barca e prendere due anni di congedo senza stipendio dai nostri lavori – racconta Erin – Poi per i successivi due anni abbiamo risparmiato, tagliato le spese, venduto oggetti personali e affittato una camera da letto in più nella nostra casa a studenti universitari internazionali, mentre i nostri figli condividevano l’altra camera da letto”.

Mamma barca

La vela è uno stile di vita

Insomma Erin e Dave hanno pianificato bene il loro cambio di vita e dopo avere acquistato un catamarano a vela di 14 metri, nel 2018 sono salpati alla volta dei Caraibi. Di professione Erin Casey gestisce la sua agenzia Roam Generation e lavora con clienti in tutto il mondo, nel settore del turismo, tempo libero e dei viaggi di lusso. Così ha continuato a lavorare a bordo dello yacht. Nel frattempo lei e suo marito hanno seguito corsi di vela e imparato a condurre il loro cabinato. Finora hanno visitato più di 15 paesi.

Ma come si trovano a vivere in mare? “La vela ormai non è più un’attività riservata a ricchi uomini bianchi sulla sessantina – racconta compiaciuta Erin – ma è uno stile di vita che chiunque può intraprendere. Nell’ultimo decennio abbiamo visto esplodere la popolarità di canali video su YouTube, come per esempio Sailing La Vagabonde e SV Delos che hanno contribuito a cambiare la prospettiva della vela”. Gli stessi Erin e Dave raccontano la loro avventura sulle pagine del loro blog 

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Dall’Australia alla Sicilia a vela

Ci sono anche società di coaching specializzate, come per esempio Sailing Totem, che offrono servizi di mentoring, guide, risorse e supporto pratico per aiutare le persone normali a fare simili esperienze e vivere la propria vita navigando. Anche se ci sono delle limitazioni, la vita in mare è un’esperienza diversa da qualsiasi altra ma estremamente ricca. La parte migliore del lavorare da una barca – afferma Erin – è la flessibilità e l’ispirazione infinita. La mia giornata è libera di essere programmata come voglio”.

Negli ultimi 12 mesi Erin, Dave e i loro tre figli sono stati in Portogallo, Spagna, Tunisia, Malta e Italia. E si divertono a navigare e a visitare posti sempre nuovi. Attualmente Erin e la sua famiglia si trovano a Marina di Ragusa nella Sicilia meridionale, per passare l’inverno europeo. Non appena il tempo sarà più stabile, salperanno per la Grecia e la Turchia”.

Mamma barca

Scuola a distanza e spazi limitati, ma le emozioni ripagano

E i loro figli come fanno con la scuola? “Trasferirsi su una barca quando i bambini avevano 3, 6 e 8 anni significava doverli istruire in barca – confessa Erin – e ad essere onesti questa è stata la parte più difficile di questo viaggio”. I due più piccoli attualmente frequentano una scuola locale in Italia, ma una volta che salperemo di nuovo tra circa 6 settimane, torneranno alla scuola in barca”. In compenso però in barca i ragazzi hanno modo di imparare molte più cose, vivere esperienze di prima mano e gestire le risorse.

Ma la vita in mare può diventare dura a volte, con la famiglia che vive in spazi estremamente ristretti con poche opportunità di socializzare con gli altri. “L’ultima stagione è stata piuttosto solitaria – racconta Erin – abbiamo incontrato a malapena altre famiglie e gli amici erano pochi e lontani. Questo significa che dobbiamo contare molto l’uno sull’altro. Passiamo molto tempo insieme come famiglia e questo può essere difficile, ma so che a lungo andare ci renderà sicuramente più vicini. A volte può anche diventare angusto e vivere e lavorare su una barca ha i suoi limiti. Non abbiamo una macchina, abbiamo una doccia a mano e una piccola scorta di acqua calda. Abbiamo anche energia limitata quando siamo all’ancora. Insomma poche delle comodità di casa. Ma non è tutto negativo, perché in questo modo sperimentiamo modi di vivere diversi. E poi in mare possiamo sentirci vivi ed esplorare il mondo”.

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

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