Charter nautico alla deriva: non può essere abbandonato

A causa dello stop forzato dall’emergenza Covid-19 le società di charter italiane rischiano di perdere l’80 per cento del fatturato nel 2020 con possibili ricadute sui posti di lavoro a tempo indeterminato. Se non ripartono al più presto, molte di loro  difficilmente potranno riprendersi.

Tutte le società di charter lanciano un grido di allarme e una richiesta di aiuto. Il mercato del noleggio di imbarcazioni, oltre a essere una fetta importante del diporto nautico, alimenta soprattutto il settore turistico. In regioni come Sardegna, Liguria, Campania, Toscana e Sicilia copre un segmento di attività molto richieste tra vacanze trascorse su barche noleggiate in autonomia (il cosidetto “bare-boat”) o in equipaggio, ma anche weekend e gite in giornata.

Non si tratta solo di turismo di lusso e servizi destinati ai cosiddetti turisti di fascia alta: dentro questa fetta di turismo ci sono le attività di noleggio dei gommoni, natanti, piccoli cabinati e altre imbarcazioni più piccole che consentono anche a chi non si può permettere il lusso di uno yacht di poter passare le vacanze al mare, visitare tratti di costa, esplorare le isole.

Mercato fermo e disdette per tutto il 2020

Proprio quando si erano da poco riprese dopo la crisi nera del 2008-2012, le società del charter sono state travolte dall’emergenza da Coronavirus e con lo stop forzato rischiano di perdere l’80 per cento del fatturato nel 2020 con possibili perdite di posti di lavoro a tempo indeterminato e ricadere quindi in una crisi profonda dalla quale molte di loro, soprattutto quelle più piccole, difficilmente potranno riprendersi. Il mondo del charter è stato colto dal Covid-19 proprio nel momento in cui stava per partire la stagione, in particolare quando i turisti stranieri, ossia l’80 per cento del mercato, stavano facendo le loro prenotazioni.

Questa gente all’insorgere della pandemia ha disdetto le prenotazioni e addirittura le ha posticipate al prossimo anno. Ormai parte della stagione, tra marzo, aprile e maggio, è andata totalmente perduta e se non si farà qualcosa velocemente, si rischia di perdere anche la parte rimanente.

Il charter non è solo diporto nautico, ma turismo

Al momento il problema maggiore sono le restrizioni sui viaggi e gli spostamenti delle persone naturalmente, ma non solo. Le società di charter sono attive nel turismo e avrebbero lo stesso diritto che hanno le altre aziende turistiche ad avere le sovvenzioni a fondo perduto o comunque facilitazioni fiscali, ma, purtroppo, per una ragione non comprensibile, queste non sono considerate aziende turistiche, quindi non possono accedere ai fondi per il turismo. Le Regioni di appartenenza che potrebbero riconoscerle quali aziende turistiche al momento fanno orecchie da mercante.

Inoltre a causa di un’interpretazione più restrittiva di una norma europea, l’Iva applicata al noleggio di barche che fino ad ora era dell’11 per cento, dovrà passare al 22 per cento, misura che, già di per sé stessa, sarebbe sufficiente a mettere fuori gioco le società di charter italiane a favore di quelle spagnole, francesi e croate che hanno un Iva più bassa.

Problemi alla ripartenza: distanze e protocolli sanitari

Altro punto che preoccupa gli operatori del charter nautico è quello legato al numero massimo di persone trasportabili sulle imbarcazioni quando le limitazioni alla libertà di viaggiare saranno sciolte. Se il numero degli utenti imbarcabili dovesse essere malauguratamente ridotto, come è altamente probabile, il comparto bare-boat sarebbe pressoché spacciato. La maggior parte degli equipaggi che noleggiano infatti è formato da nuclei familiari o gruppi già formati che non possono essere dimezzati. Qualsiasi attività che comporti la mobilità delle persone inoltre non può prescindere da protocolli sanitari e comportamentali condivisi a livello nazionale ed internazionale.

Insomma la crisi vale per tutti, ma il nostro charter nautico non può essere abbandonato alla deriva.

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David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore e reporter per testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici

1 Comment
  1. Siamo tutti impazziti! Costretti in casa per 3 mesi, però non possiamo portare la famiglia in barca.
    Domanda: ma siamo sicuri che lo facciano per il nostro bene? E poi chi li autorizza a limitare le libertà fondamentali?
    Questo per non riempire gli ospedali? E quelli che hanno lasciato con la tachipirina a casa a crepare?
    Ma dai

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