Quello tra canapa e settore nautico è un legame antico. Tante infatti le applicazioni di questa prodigiosa fibra vegetale a bordo delle imbarcazioni, dalla realizzazione di vele e cordami, alle reti da pesca, alle bandiere, alle carte nautiche e ai giornali di bordo, passando anche per abiti e scarpe dei marinai. Ancora oggi lo yachting fa largo uso della canapa sulla scia di un approccio sempre più green e sostenibile.
Le applicazioni della canapa sativa nell’arte della navigazione e nel settore navale hanno una storia millenaria che risale alla nascita stessa della civiltà, quando i Fenici, i Greci, i Persiani cominciarono a prendere il mare per scopi espansionistici, militari e di traffico commerciale. Il 90 per cento di tutte le flotte di imbarcazioni dell’epoca faceva infatti già largo uso di questa prodigiosa fibra tessile con la quale venivano confezionati soprattutto vele e cordami di bordo, ma anche gomene per l’ancora, reti di stivaggio e da pesca, guidoni e vessilli, sartie, nonché la stoppa per il calafataggio (il materiale sigillante resistente all’acqua salata utilizzato per rendere stagne le assi degli scafi non perfettamente combacianti oppure ancora verdi).
Caravelle, baleniere e navi pirata attrezzate con la canapa
La canapa ha continuato ad essere ampiamente utilizzata nella marineria in epoca romana, per tutto il Medioevo e durante il periodo delle grandi esplorazioni geografiche. Le vele e le funi di bordo delle caravelle di Cristoforo Colombo erano in Canapa e così quelle delle navi di Magellano e di Caboto. Dal XVI al XIX secolo una nave da carico, una vedetta, una baleniera o una fregata da guerra di media grandezza erano attrezzate con 50-100 tonnellate di canapa. L’intera attrezzatura di questi scafi doveva essere rinnovata ogni circa due anni, perché veniva corrosa dal sale.
Persino i vestiti dei marinai, le cuciture delle suole in corda e talvolta anche le scarpe in tela dell’equipaggio erano di canapa. Così come le carte di navigazione e i giornali di bordo erano assemblati con carta contenente fibre di canapa.
Vele e cime di canapa a bordo dell’Amerigo Vespucci
L’utilizzo massiccio della canapa in ambito navale ha continuato fino a buona parte del XX secolo per cedere il passo alle moderne fibre sintetiche, più robuste, leggere e impermeabili, che attualmente vengono impiegate nella nautica da diporto e commerciale per realizzare vele, cime e attrezzature di bordo. La fibra di canapa viene tuttavia utilizzata ancora oggi per lo più a bordo di barche e velieri d’epoca, come per esempio la celebre Amerigo Vespucci, nave scuola a vela della Marina Italiana le cui vele e manovre di coperta sono tutt’ora realizzate rigorosamente con questa fibra vegetale come nobile presidio della cultura marinara tradizionale.

La nautica sostenibile torna alla canapa
Eppure nonostante l’invasione di materiali hi-tech negli ultimi anni in nome di un approccio ecologico e sostenibile il settore della nautica da diporto sta conoscendo una riscoperta della canapa con applicazioni che spaziano in vari campi. Il primo fra tutti è la realizzazione degli stessi scafi delle barche dove talvolta il tecnologico carbonio e i materiali compositi vengono abbinati se non anche sostituiti da questa fibra vegetale. Dalle fibre naturali come la canapa infatti può venire la soluzione al problema dello smaltimento delle barche in vetroresina. Sempre con la canapa vengono realizzate le imbottiture nei materassi delle moderne cuccette di bordo, così come i rivestimenti della cuscineria e i tendaggi degli ambienti sottocoperta.
Sempre in ambito nautico, a parte barche e yacht, da qualche anno si comincia a sperimentare l’uso della canapa anche per la realizzazione di tavole da surf, dove accanto alla tradizionale fibra di vetro, resine epossidiche e schiuma di poliuretano vengono proposti modelli 100 per 100 “green” proprio a base di canapa.
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