Una delle ragioni per cui la sentina andrebbe sempre tenuta asciutta e pulita è perché in questo modo ci si accorge immediatamente di una eventuale raccolta di acqua inaspettata sul fondo della barca. Può essere un inconveniente piuttosto semplice da risolvere oppure un problema serio che può compromettere la sicurezza della navigazione. Quando capita non rimane che fare una cosa: il test dell’acqua.
Uno degli insegnamenti più importanti dell’andare per mare è quello di far fronte agli inconvenienti, piccoli o grandi, che inevitabilmente capitano quando si viaggia su una barca. I diportisti sviluppano con gli anni questa sorta di attitudine da “problem solver”, come direbbero gli anglossassoni, che significa innanzitutto non spaventarsi di fronte a un problema e poi reagire prontamente e fronteggiare al meglio ogni situazione, improvvisare bene, facendo tesoro dell’esperienza e delle competenze maturate nel tempo. Un approccio che a bordo è fondamentale, ma che poi torna utile anche nella vita, senza contare che dà un grande senso di gratificazione e autostima.
Sentina, buco nero della barca, ma teniamolo pulito
Tra gli inconvenienti più frequenti che possono capitare a bordo di un’imbarcazione c’è quello di trovare acqua in sentina. La sentina è il luogo più nascosto della barca, la sua parte più profonda dove si raccoglie sopratutto acqua, ma anche sporco, olio, grasso, carburante, acidi. Insomma una sorta di “buco nero” in cui confluiscono i liquidi che derivano dalla normale navigazione e le attività di bordo. In realtà la sentina dovrebbe essere un luogo pulito e asciutto, poiché lasciare che l’acqua vi si raccolga in grande quantità portando in circolo anche gli altri fluidi presenti e dannosi può causare cattivi odori, perdita di prestazioni della barca , rischio di osmosi, corrosione dello scafo e black out dell’impianto elettrico.
Tenere la sentina asciutta permette soprattutto di individuare una possibile via d’acqua apertasi accidentalmente. Così quando si trova acqua in sentina che non c’era mai stata prima, occorre accertarsi da dove entra. Potrebbe essere una sciocchezza oppure un problema serio che può mettere a rischio la navigazione e l’equipaggio. La prima cosa che va fatta è assaggiare quest’acqua per capire se è salata o se è dolce, un’operazione piuttosto disgustosa per la verità ma che è il modo più rapido per individuare le cause del problema.
Il test dell’acqua: dolce o salata?
Se l’acqua è dolce, è tutto sommato una buona notizia, insomma il problema non è poi così grave, anche se richiede sempre di intervenire al più presto. La presenza di acqua dolce in sentina può dipendere infatti da un osteriggio aperto o difettoso, un serbatoio che presenta una perdita da una saldatura, oppure da un tubo dell’impianto idraulico che si è staccato, o ancora da una fascetta che si è allentata. Potrebbe essere acqua di condensa che proviene dal frigorifero. Senza spaventarsi occorre appena possibile fermare la barca e individuare la perdita per bloccarla o almeno tamponarla temporaneamente.
Arrestare il flusso, poi a terra risolvere il problema
Bisogna tenere presente infatti che qualsiasi sia l’entità della perdita, uno scarico da un pollice e mezzo farà entrare sempre più acqua, man mano che la sentina si riempie, perché più affonda lo scafo nell’acqua, più aumenta la pressione idrostatica: questo significa che l’acqua entrerà sempre più rapidamente col passare dei minuti. Individuare subito il problema consente quindi di arrestare in qualche modo il flusso. Poi una volta tornati a terra, si risolverà definitivamente il problema evitando che l’entrata d’acqua si possa ripetere nel futuro: quindi si provvederà per esempio a sostituire eventuali tubi troppo corti, oppure a serrare bene tutte le fascette dell’impianto idraulico, a riparare eventuali fessurazioni dei serbatoi, rendere stagni oblò e osteriggi, etc.
Nel caso invece l’acqua che assaggiamo è salata, il problema può essere più serio e impone di essere approfondito senza esitazioni. L’acqua salata può entrare da un passascafo o dalla linea d’asse dell’entrobordo. Anche in questo caso arrestata la barca si procede a un’ispezione accurata e individuata la via d’acqua si provvede ad arrestare il flusso in via temporanea con stucchi sigillanti che dovrebbero far parte delle attrezzature sempre stivate a bordo.
Tubi con colli d’oca alti sul bordo libero
L’ingresso di acqua salata può dipendere anche da una presa a mare difettosa. A questo proposito è importante è verificare che i tubi degli impianti facciano un collo d’oca più alto possibile, almeno 30 cm sopra alla linea di galleggiamento per le barche a motore e quasi sotto al ponte di coperta nelle barche a vela che soprattutto nelle andatura di bolina navigano spesso sbandate. Un accorgimento, lo ricordiamo, imposto anche dalle compagnie di assicurazione che per esempio chiedono che i tubi di scarico dei motori siano montati in modo che non consentano accidentali entrate d’acqua quando la barca è ferma: i tubi di scarico devono essere alti, scendere alla marmitta e risalire poi per arrivare all’uscita dallo scafo con un secondo collo d’oca. Se questo non avviene c’è il rischio che, con la barca ferma all’ormeggio e in caso di risacca, il tubo si riempia d’acqua sotto pressione delle onde, arrivando poi al motore.
Zavorra che perde: ahi, ahi ahi!
La peggiore situazione è quando si verifica che l’acqua salata in sentina proviene dall’attacco della zavorra. In questo caso, anche se è laborioso, non c’è alternativa: una volta a terra, va alata la barca e verificato che i bulloni della zavorra non siano intaccati da una corrosione interstiziale. Bisogna quindi mollare i dadi, sfilare la zavorra e rimontare il tutto con un nuovo sigillante distribuito su tutta la superficie di contatto oppure sostituire i perni rovinati.
L’acqua in sentina è un perfetto esempio di quella fucina di problemi che è la barca, ma anche della grande opportunità che offre di affrontare ogni situazione critica con il giusto approccio: osservare, approfondire, valutare, agire.